COLA PESCE
Questa è la storia di un ragazzo, Nicola, detto Cola, nato uomo e
vissuto da pesce.
Alcuni dicono catanese, altri dicono messinese, ma
che importa?
E' la storia di un siciliano come tanti, che amava il
mare più di ogni altra cosa, lo sentiva come proprio, trascorreva
con lui tutto il proprio tempo, i pesci erano i suoi amici migliori,
di più: i pesci del suo mare consideravano Cola uno di loro.
Era
però questa anche la disperazione di sua madre, angosciata da questa
dedizione totale del figlio al mare. Un giorno, più disperata del
solito, gridò al figlio:
- Cola, possa tu diventare un pesce!
Incredibile a dirsi, ma fu esattamente ciò che avvenne.
La sua pelle
divenne squamosa, esattamente come quella dei pesci, e anche i piedi
divennero più simili a pinne...
Insomma, quasi come in un sogno,
Cola iniziò ad assumere un po' per volta l'aspetto di un pesce. Ecco
allora che in giro tutti iniziarono a chiamarlo, e così continuano
ancora oggi a chiamarlo, Cola Pesce!
Un giorno giunse
nella sua città il re di Sicilia, anche lui a conoscenza delle
straordinarie capacità di Cola. Non voleva lasciare la città senza
prima averlo conosciuto, e dunque decise di mandarlo a chiamare per
incontrarlo e, in cuor suo, anche per verificare se tutto quanto si
diceva di lui in giro per la Sicilia corrispondesse al vero. Trovò
che il ragazzo fosse simpatico, ma stentava a credere che un ragazzo
all'apparenza così gracile fosse davvero in grado di vivere in acqua
come un pesce riesce normalmente a fare nel proprio elemento. Per
togliersi ogni dubbio, disse:
- Cola, ho
deciso di metterti alla prova. Vedi questo anello? Lo lancerò in
mare, lì dove l'acqua raggiunge le profondità maggiori, lì dove
nessuno è mai riuscito ad arrivare: tu andrai giù a riprenderlo e,
quando tornerai, mi descriverai tutto ciò che laggiù avrai
visto.
Cola non se lo
fece ripetere due volte. Afferrò l'anello, lo guardò bene, poi lo
restituì al suo re, che lo lanciò in acqua. Un attimo dopo, Cola,
dopo essersi tuffato, iniziò a spingersi lì dove neanche i raggi del
Sole erano più capaci di arrivare.
Stette giù a lungo; passò un'ora,
due ore, un giorno...
L'indomani, Cola riemerse, stupendo tutti
coloro che ormai lo davano per spacciato.
- Maestà,
vi riporto l'anello, ma con lui vi porto anche notizie tristi.
Laggiù, ho visto la Sicilia adagiata su tre colonne: una ben salda,
un'altra già rotta, una terza incrinata e sul punto di spezzarsi!
Tutto intorno la vita del nostro mare esplode in un arcobaleno di
colori e di varietà: ho visto ondeggiare piante bellissime e ho
accarezzato superbi coralli, ho incontrato pesci enormi, valli
sconfinate, caverne immense. Ho visto anche fuoco e fiamme divampare
nelle acque più profonde e forgiare i fondali... Spettacoli
maestosi, ma la Sicilia rischia adesso di sprofondare e di
scomparire sommersa dalle acque.
Udendo queste
parole, il re e tutti i presenti che affollavano la piazza
guardarono Cola con l'incredulità negli occhi ma anche con la paura
nel cuore.
Il re, facendosi portavoce del sentimento di tutti,
guardò a lungo negli occhi quello strano ragazzo e - con la paura di
ammettere a sé stesso il grave pericolo incombente sul proprio Regno
- disse:
- Ragazzo
mio, ciò che racconti sembra incredibile. Colonne spezzate e fiamme
sottomarine? Sicuro che non si tratti solo del frutto della tua
fantasia?
- Maestà,
so bene che ciò che racconto sembra impossibile, ma dovete credermi.
Andrò di nuovo laggiù, sosterrò io il peso della Sicilia,
sostituendomi alla colonna corrosa dal fuoco sottomarino dell'Etna,
ma questa volta porterò con me questo pezzo di legno, lo farò
bruciare un po' e poi lo lascerò risalire in superficie, sicché -
anche se resterò sempre laggiù o anche se morirò - voi potrete
almeno avere la prova del fuoco che arde sotto l'Isola.
Detto fatto. Senza
neanche aspettare una risposta, afferrò un pezzo di legno che stava
lì per terrà, si voltò, iniziò a correre verso il mare e, tuffatosi,
sparì alla vista di tutti. Passò qualche ora prima che gli occhi,
stupiti e commossi, dei siciliani presenti videro riaffiorare quel
pezzo di legno, tutto bruciacchiato e consumato dalle fiamme.
Fu in
quel momento che il re e tutti i siciliani compresero la verità
delle parole di Cola, quel ragazzo un po' matto e un po' eroe che da
qualche parte, laggiù, fa sì - lui, da solo - che la Sicilia non si
inabissi.
E si racconta che talvolta Eolo, il signore dei venti,
ordini ad essi di trasportare in giro per gli angoli anche più
remoti dell'Isola, la voce di Cola che, salendo dalle profondità
marine, increspa la superficie delle acque dello Stretto di Messina.
E' in questi momenti che i Siciliani distinguono queste parole, loro
rivolte da Cola:
- State
sicuri, Cola Pesce non si spezza, la Sicilia non
affonderà.
E' ascoltando
queste parole che i Siciliani si ricordano sempre di Cola e ripetono
a loro stessi che sarà fino a quando il loro Cola Pesce non si
stancherà di sorreggerne il peso che la Sicilia non si
inabisserà.
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