COLAPESCE
La leggenda di Colapesce si
ambienta nello scenario meraviglioso della
Stretto di Messina, con i laghetti salmastri
Ganzirri, luogo di rara bellezza.
Molti
scrittori anche dei tempi antichi narrano di un
pescatore di eccezionale capacità atletica, di
nome Cola, figlio di un pescatore di Punta Faro,
la zona estrema della Punta Siciliana di fronte
alla Calabria.
Cola era un giovane come tutti
gli altri, ma con una gran passione per il mare.
Egli amava tanto il mare ed i pesci che tutti
quelli che il padre, con grande fatica riusciva
a prendere li ributtava in mare. Tanto si
disperò la madre che un giorno, per rabbia, gli
lanciò una maledizione:
"Possa diventare anche
tu un pesce" , urlò.
E così fu, a Cola
spuntarono pinne, branchie, e squame. Divenne un
pesce e fu chiamato Colapesce.
Colapesce
cominciò a passare il suo tempo più in mare che in
terra. Si tuffava in mare dalla punta di Messina
andando giù negli abissi dello Stretto di
Messina e giocando con i pesci: tirando, per
divertimento, le code alle murene, cavalcando i
magici delfini.
Quando, dopo giorni di vita
infondo al mare, tornava in superficie,
raccontava tutte le meraviglie, i colori, i
pesci, e le altre bellezze che aveva visto nelle
profondità marine dello Stretto.
Ai navigatori
che lo incontravano lungo le loro rotte e
Colapesce indicava il percorso più sicuro per
evitare la corrente fortissima dello Stretto di
Messina e le burrasche. Colapesce faceva anche
il corriere, infatti gli affidavano messaggi da
portare in varie località; essendo in grado di
nuotare per chilometri e chilometri e il Capo
della città di Messina lo nominò palombaro.
La
fama di Colapesce, che era un bel giovane,
divenne tale che lo volle conoscere persino il
re di Sicilia, Federico II, il quale venne a
Messina per sperimentare l'abilità di Colapesce.
Fece venire il giovane, ed il re con la sua
nave, si portò nello Stretto, lanciando in mare
una coppa d'oro. Chiese a Colapesce di andare a
prenderla.
Quando egli risalì descrisse al re
ciò che aveva visto: il paesaggio marino, i
pesci e le piante, ecc.
Ancora più incuriosito,
il re lanciò molto lontano in mare la sua
corona: Cola si tuffò e dovete cercare per due
giorni e due notti; per due volte passò sotto la
Sicilia fino a quando, ritrovata la corona,
riemerse dal mare.
Il re gli chiese cosa avesse
visto e lui rispose che aveva visto la Sicilia
poggiare su tre colonne: una era rotta ma
resistente, la seconda era solida come granito,
la terza era rovinata e scricchiolante: gli
disse anche che aveva visto un fuoco magico che
non si spegneva.
Il re, che voleva sapere di
più, buttò nell'acqua un anello e invitò
Colapesce ad andarlo a prendere e riferirgli
cosa avesse visto. Il giovane stanco per le
immersioni sostenute titubava, ma poiché il re
insisteva, non volle deluderlo e decise di
obbedire; però disse che se si fossero visti
risalire a galla un pugno di lenticchie e l'
anello di certo non sarebbe più risalito.
Così
si tuffò lasciando tutti in ansiosa attesa; dopo
diversi giorni, quando il re stava decidendo di
andar via, si videro galleggiare le lenticchie
insieme all'anello che bruciava
SicilyHotelsOnline.it
2006
Tutti i diritti sono
riservati
Non più sul web
|