PSYCHOMEDIA
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Storie leggendarie di luoghi e di creature che si trovano nelle
profondità del mare sono presenti in molte culture: il Palazzo di Nettuno
e la dimora delle sirene, il mostro di Loch Ness che ogni tanto si
risveglia, il Leviatano, feroce mostro marino della mitologia fenicia,
enorme animale menzionato nel Vecchio Testamento quale nemico di Dio e la
città di Atlantide, la cui misteriosa scomparsa si intreccia tra
archeologia e leggenda. L'uomo è stato sempre spinto dalla sua
curiosità esplorativa ad avventurarsi negli abissi e ha scoperto così che
il punto più profondo è situato in una lunga depressione sul fondo
dell'Oceano Pacifico chiamata Fossa delle Marianne (Marianas Trench);
questo punto (detto Challenger Deep) è a circa 200 miglia a sud di Guam.
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La storia di Cola Pesce
L'epoca è quello del
regno di Federico II di Svevia.
Protagonista è Nicola, detto Cola, ultimo
nato di una numerosa schiera di fratelli in una famiglia di umili
pescatori.
La capanna nella quale vivevano era talmente prossima alla
battigia che il piccolo Cola crebbe in simbiosi totale con l'ambiente
marino, tanto da trascorrere buona parte del suo tempo tra le onde,
nuotando per lunghi tratti in solitudine e immergendosi fino a profondità
proibitive. Il suo fisico, forte e scattante, non conosceva stanchezza, i
suoi polmoni sembravano adattarsi alle apnee più protratte, ignorava il
freddo e i marosi.
In qualunque stagione era in acqua, esplorava le coste
frastagliate della sua terra e gli abissi fin dove la luce del sole
arrivava e, a suo dire, anche dove l'oscurità era completa. Il ragazzo
venne pertanto denominato "Cola Pesce" dai suoi compaesani prima e da
tutta la popolazione siciliana in seguito, quando la fama che lo
circondava si sparse per tutta l'isola. La passione di Cola per il
mare procurava non pochi problemi alla sua famiglia, che viveva del
pescato. Era tale e tanto l'amore che il giovane nutriva per il mare e le
sue creature che di nascosto rimetteva in acqua, per farli vivere, molti
dei pesci che i suoi fratelli catturavano. Più il tempo passava e più
stretto diventava il suo legame con la dimensione marina. Come aveva fatto
Giona, anche lui si faceva divorare da grossi pesci che lo depositavano
sulle rive di terre lontane e in paesi misteriosi e sconosciuti, da dove
egli ritornava raccontando le cose meravigliose che aveva visto e dei
tesori immensi che giacevano sul fondo del mare.
A riprova di ciò mostrava
oggetti preziosi, monete, perle, vasellame finemente cesellato, che egli
aveva raccolto esplorando i relitti di velieri inabissati. Finché
l'eccezionalità delle sue imprese non arrivò all'orecchio dell'imperatore,
che volle conoscerlo. Un bel giorno la nave regale gettò l'ancora al largo
del villaggio marinaro dove abitava Cola Pesce con la famiglia.
"Vediamo se riesci a ripescare questa!" lo sfidò Federico, lanciando
in acqua una coppa d'oro. Senza esitare, il ragazzo si tuffò nelle
acque profonde e di lì a poco riemerse con l'oggetto prezioso. Per diverse
volte esaudì il volere di Federico, riportando a galla monete e gioielli,
anche minutissimi, che l'imperatore faceva cadere in acqua. "E ora
fammi sapere - aggiunse il monarca - sopra cosa poggia l'isola di Sicilia
su cui regno". "Bene, maestà! Lo farò volentieri per voi". Ed ecco
di nuovo Cola Pesce sparire nelle acque blu scuro dello Ionio. Questa
volta l'immersione fu molto più lunga, tanto che tutti credettero che il
ragazzo fosse morto. Ma questi all'improvviso sbucò dall'acqua e annunciò
trionfante: "Ce l'ho fatta, maestà! L'isola di Sicilia poggia su tre
colonne: due sono di pietra e una è di fuoco". L'imperatore rimase
talmente colpito dalle prodigiose qualità del giovane pescatore da volerlo
presso di sé a corte. Appena i molteplici impegni reali glielo
consentivano, Federico si tratteneva a lungo ad ascoltare i favolosi
racconti di Cola. Amante delle scienze naturali e misteriche, si faceva
descrivere nei dettagli le creature che popolavano gli abissi, le
abitudini e i meccanismi delle loro esistenze in ambienti lontani e
diversi da quelli della terraferma. Quali leggi governavano quel mondo? E
come poteva un uomo carpirne i segreti tanto da acquisire la capacità di
vivere a suo piacimento ora in forma umana ora assimilato agli abitanti
dell'oceano? Inesauribili erano le meraviglie che il ragazzo dispiegava
all'ascolto e alla fantasia mai appagata del sovrano. Di natura ben
diversa era l'interesse che alcuni cortigiani nutrivano per quello strano
pescatore in grado di recuperare dal mare ogni sorta di tesori. Ma come
sottrarlo all'attenzione dell'imperatore? Si pensò a un infallibile e
collaudato espediente: la bella contessina Irene venne messa alle costole
dell'ingenuo Cola, il quale se ne invaghì. Con la scusa di uscite
romantiche in barca, Irene costringeva lo spasimante, con moine e
lusinghe, a tirar su dal fondo monete, gioielli, perle, coralli e antichi
reperti di inestimabile pregio e valore. Dall'avidità insaziabile alla
sete di potere, il passo fu breve. Inebriati da tanta ricchezza, quei
nobili ordirono una congiura contro l'imperatore. Scoperti, confessarono
le loro intenzioni, scagionando però il candido Cola Pesce. Il quale,
benché reintegrato nella stima di Federico, non riuscì più a sentirsi a
suo agio in un ambiente in cui persino l'amore veniva dissacrato dagli
intrighi e dalla cupidigia.
Fu così che il giovane, pur restando in
amicizia con l'imperatore, si isolò gradualmente dalla corte e dalla
fanciulla che tanto lo aveva ingannato. Lo si vedeva spesso camminare
solitario sui moli del porto o lungo gli arenili, scrutando il mare con
ansia. Un giorno, dalle onde in burrasca emerse un pesce gigantesco che si
portò a pochi metri dalla riva. Qui si fermò, spalancando la grande bocca.
Cola, sfiorando appena il ribollire dei marosi, entrò fiducioso nella
cavità rutilante e profonda. Rapidamente le fauci si richiusero e lo
strano animale, metà balena e metà drago, guadagnò il largo inabissandosi.
Da allora nessuno vide più Cola Pesce.
Qualcuno disse che aveva
raggiunto il regno di Oceano, dove aveva sposato una sirena, o la figlia
stessa del re del mare. Altri affermavano con sicurezza che egli un giorno
sarebbe tornato sulla terraferma a governare il mondo. Ciò sarebbe
avvenuto, ipotizzavano, quando gli uomini finalmente avrebbero conosciuto
la giustizia e l'amore.
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Salvatore Capodieci
Relazione presentata
al Convegno
'Psiche e immersioni'
S. Vito Lo Capo
17-19 ottobre 2002
PM
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