Nel disegno
che raffigura i Giganti nella Marina, tra moltissime
persone e cose si vede una pelle di cammello, entro la quale due uomini
ficcano il capo ed il tronco e tenendo le gambe ed i piedi liberi precedono
i Giganti.
L'unicità dei due
spettacoli, quello, cioè, dei colossi e l'altro del cammello, parrebbe
non suffragata da testimonianze storiche.
Sia che
si voglia, lungo il tragitto i due uomini in maschera
"vanno giuocando et bagordando", come diceva tre secoli addietro il Buonfiglio; ed il
giuoco e bagordo era una successione di movimenti, di smorfie, di dinoccolamenti, di corse, di salti, che il cammello, o meglio gli
uomini camuffati da cammello, preceduti e fatti rilevare da un sonatore
di cornamusa, van facendo per le piazze e per le strade cavando berretti a
chicchessia e facendoli volare per aria.
Quell'uomo ha nella mano sinistra una scatola come quelle che portano i frati cercatori: il che non è senza un secondo significato; perché scopo forse non primitivo od originario dello spettacolo, è una questua, a memoria dei vecchi, un poco, anche troppo sommaria, per fondaci e botteghe; nella quale, pane, carne, salame, frutta ed altro veniva senza tanti complimenti preso in bocca dal finto dromedario e messo insieme dalla magna comitante caterva del cammello. Una idea di questa scena abissina ci vien data dal Serpente di Butera, il cui attore è un erede o un compagno incosciente del cammello, e di cui ripete né più né meno la mimica, mentre i suoi amici la sera vanno a rimpinzar l'epa col mal tolto della giornata.
La
rapacità del cammello dev'essere stata grande davvero se essa ha potuto
rimanere proverbiale nel Messinese: tanto che del fare man bassa su tutto,
dell'arrapinare, dell'appropriarsi ogni cosa si suol dire:
Giuseppe Pitrè
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