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Il Cammello

Nel disegno che raffigura i Giganti nella Marina, tra moltissime persone e cose si vede una pelle di cammello, entro la quale due uomini ficcano il capo ed il tronco e tenendo le gambe ed i piedi liberi precedono i Giganti.
Questa pelle sarebbe stata la spoglia del cammello che montava il Conte Ruggero il Normanno quando entrò in Messina per la conquista della Sicilia.

L'unicità dei due spettacoli, quello, cioè, dei colossi e l'altro del cammello, parrebbe non suffragata da testimonianze storiche.
La maggior parte degli scrittori partendo dalla pia leggenda, fanno precedere la Bara dal cammello; ed il La Farina lo fa supporre. 
Samperi nel sec. XVII lo colloca allato di essa, ma il nostro disegno, che è documento di testimoni oculari, sposta dalla Bara la funzione del cammello e la mette innanzi ai colossi riunendo le due scene profane e lasciando libera la sacra della Bara.

Sia che si voglia, lungo il tragitto i due uomini in maschera "vanno giuocando et bagordando", come diceva tre secoli addietro il Buonfiglio; ed il giuoco e bagordo era una successione di movimenti, di smorfie, di dinoccolamenti, di corse, di salti, che il cammello, o meglio gli uomini camuffati da cammello, preceduti e fatti rilevare da  un sonatore di cornamusa, van facendo per le piazze e per le strade cavando berretti a chicchessia e facendoli volare per aria.
In uno dei disegni del Samperi insieme col cammello sta un uomo in maschera con barba da satiro e berretto cornuto, il quale minaccia di picchiare con due grosse vesciche di maiale legate ad un bastone una specie di monello caduto per terra, presso la Bara.

Quell'uomo ha nella mano sinistra una scatola come quelle che portano i frati cercatori: il che non è senza un secondo significato; perché scopo forse non primitivo od originario dello spettacolo, è una questua, a memoria dei vecchi, un poco, anche troppo sommaria, per fondaci e botteghe; nella quale, pane, carne, salame, frutta ed altro veniva senza tanti complimenti preso in bocca dal finto dromedario e messo insieme dalla magna comitante caterva del cammello.  Una idea di questa scena abissina ci vien data dal Serpente di Butera, il cui attore è un erede o un compagno incosciente del cammello, e di cui ripete né più né meno la mimica, mentre i suoi amici la sera vanno a rimpinzar l'epa col mal tolto della giornata.

La rapacità del cammello dev'essere stata grande davvero se essa ha potuto rimanere proverbiale nel Messinese: tanto che del fare man bassa su tutto, dell'arrapinare, dell'appropriarsi ogni cosa si suol dire:
Fari lu gamiddu,
o lu santu gamiddu
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Giuseppe Pitrè
Feste patronali nella Sicilia Orientale

 

 

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