Se io
facessi la storia delle feste popolari siciliane e con la descrizione
delle feste quali sono al presente, dovrei per questa di Messina prender
le mosse da nove, otto secoli fa, quando il I°
Agosto d'ogni anno tutto il clero messinese, associato da gentiluomini
della città, partiva dalla Cattedrale ed in grande processione si recava
fuori le mura, lungo il torrente S. Maria della Scala, ad inaugurare la
pubblica fiera.
Dovrei dire che precedeva il clero un canonico a cavallo, in piviale e
mitra, il quale giunto sul posto, agitando un gonfalone che reggeva con
una mano, benediceva in nome di Maria il commercio di Messina.
A non prenderla troppo larga potrei anche partire dal cinque, dal
seicento, quando la serie delle feste di mezz'Agosto veniva aperta il
giorno di S. Giacomo "con una solenne cavalcata
del Senato, della Nobilità, dello Stratigò e dei Cavalieri della Stella,
nella quale un fanciullo delle principali famiglie di Messina conduceva
a cavallo una bandiera, che era il segno della franchigia della fiera,
cioè della esenzione di qualunque dazio di esportazione. Il banditore
del Senato a cavallo, seguito da trombettieri e sonatori di pive e
timballi, usciva per la città e per i casali a pubblicare il bando della
festa con cui si esortava ognuno a concorrervi con luminarie ed atti di
pietà, o impartivansi ordini che i debitori potessero in quei giorni
negoziare liberamente o che le maestranze dovessero presentare i loro
ceri al
Duomo"
Allora il
porto era gremito di galere e di galeoni, che non tardavano a prendere il
largo carichi della mercanzia già stata benedetta.
Se non che, queste usanze non sono più che ricordi storici i quali
rimangono del tutto estranei alla festa che attualmente si celebra.
La stessa fiera, che corse famosa con il
titolo e le prerogative di franca, è una
vaga memoria dei vecchi, come sarà presto il
porto franco, non è mai
abolito.
Prendiamo
perciò la solenne ricorrenza qualè oggi, ma nel
prenderla tale non dimentichiamo che i suoi spettacoli non possono riceversi
senza il beneficio dello inventano, cioè senza le notizie che ce ne spiegano
la origine, la natura, le modificazioni apportate dalle vicende dei tempi.
Di questi
spettacoli due sono in pieno vigore: i Giganti del primo giomo e la Bara
del terzo; uno smesso del tutto: la Galera; un altro, il
cammello, ora fa parte del primo, e si confonde con esso; ora costituisce un
divertimento isolato dal secondo o di altro giorno delle feste.