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La Vara di Messina

La Vara di Messina

La Vara di Messina e' una "MACHINA" di tipo piramidale che illustra plasticamente il momento dell'assunzione in cielo della Vergine.
Nella sua struttura trovano infatti posto le raffigurazione della Vergine morta circondata dagli apostoli, secondo l'iconografia di origine bizantina della dormitio virginis o Koimesis, e salendo verso l'alto una rappresentazione dei sette cieli che l'Alma Maria doveva attraversare per giungere all'Empireo, tutti sintetizzati da una cortina di nuvole circondate da Sole e Luna, ancora tolemaicamente concepiti, ed ancora più su, nella terza piattaforma, un globo celeste con stelle dorate, rappresentanti forse le stelle fisse, ed infine ala sommità della "machina" l'effigie di Gesù Cristo che tiene sulla mano destra l'Alma Maria, l'anima della Vergine assunta in cielo.

La peculiarità della Vara e' sempre consistita nell'essere una "machina" congegnata in modo tale da offrire allo sguardo degli osservatori una serie di movimenti simultanei, tutti tesi a dare l'immagine complessiva dello svolgersi di un avvenimento cosmologico ed ontologico al tempo stesso. Come si esprimeva Giuseppe Pitrè nel suo volume sulle Feste patronali in Sicilia:
"Non vi ostinate a volerla tutta analizzare; contentatevi dell'insieme. La Bara va veduta mentre e' in movimento; ferma, non e' più che una pallida ombra di sè stessa. Quando cammina, gli interni congegni girano in sensi diversi senza che se ne possa seguire i particolari. Mentre in basso, nella piattaforma, un coro di angioletti percorre il gran disco senza muoversi, dodici apostoli attorniano Maria morta. Ebbene, se vi affissate sopra queste figure - le sole conservate di personaggi reali su tutto il carro -, voi perderete l'effetto del movimento rotatorio del Sole a destra e della Luna a sinistra, l'uno avanti, l'altra dietro, coi loro puttini, e vi passerà inosservata la macchina del trionfo che si leva sopra quattro pilastri, ed e' rappresentata da un cielo del più bel colore che possiate immaginare. E se guardate al sole e alla luna, sciuperete la vista del mondo, e delle nubi che lo circondano, e degli angeli ecc." ....

"La Vara, questa specie di teatro mobile... " così un cronista ottocentesco iniziava la sua descrizione. Ed in effetti, in un'ottica antropologica, la Vara é propriamente teatro, ossia uno spazio rituale entro cui agiscono dei personaggi. La fissità, l'immobilità dei misteri medioevali in cui le figure sono quasi cristallizzate nei loro ruoli, si sposa qui con l'esigenza barocca del falso movimento. Ci si muove, ma solo per tornare al punto di partenza; il percorso é stato già stabilito in anticipo.... 
Le elites religiose e politiche gestiscono la Vara, ma i veri destinatari, i veri fruitori della machina sono i ceti subalterni.  La lettura cattolica-egemone di stampo barocco della Vara (trionfo della Vergine e strutturazione gerarchica dell'Universo, Pompa Magna ecc.) si contrappone alla diversa ottica popolare, che mette in atto un'opera di fruizione emozionale di tipo magico-religioso (per es. il clima di esaltazione durante il trascinamento) con intenti ed effetti compensativi, di utilizzazione  consolatoria del tempo festivo. 
La Vara e' un asse del mondo mobile, ossia consente che i fedeli che la seguano siano sempre al centro del proprio universo. Attraverso i percorsi rituali della "machina", infatti, si compie pur sempre una riappropriazione di spazi che, divenendo luoghi deputati dell'evento festivo, si ripropongono come spazi pregnanti, dotati di senso, e non vuoti e naturalisticamente inerti.

Sergio Todesco

Estratto dalla presentazione della mostra
 "COLOSSI"
 Le "machine" festive di mezz'agosto tra storia e antropologia
 Palazzo Zanca - Messina (13-31 agosto 1990) 

 

 

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