Durante la processione del Corpus Domini, adornato da spighe di grano, viene portato a spalla dalla chiesa di S. Maria dei Marinai al Duomo il Vascelluzzo. Al Duomo viene aggiunta la reliquia con i capelli della Madonna e, dopo averlo condotto in giro per la città nel pomeriggio, viene riportato alla chiesa dei Marinai. Qui viene spogliato delle spighe che vengono distribuite ai fedeli, insieme a piccoli pani di grano.
Il
Vascelluzzo, opera di bottega Juvara, è un vascello a tre alberi lungo circa un metro, con struttura in
legno rivestita da fogli d'argento, che riproduce in maniera un galeone. Su due
alberi viene fissato il reliquario che contiene i propri capelli, con cui la Madonna
legò la lettera inviata ai messinesi. Sopra, due puttini reggono una corona.
Le fiancate
del vascello sono attrezzate con otto cannoni per lato. Altri cannoni sono sulla poppa;
questa è abbellita con quattro cariatidi e con l'effigie della Madonna; sullo
sfondo vi è la Palazzata di S. Gullì. Il vascello poggia su una base sulle cui
facce sono rappresentati i marinai fondatori della confraternita di S. Maria di Portosalvo
e quattro medaglioni riferiti alla Madonna della Lettera, a S. Alberto, a S. Placido e
alla Madonna di Portosalvo.
Nel
secondo caso, la grave mancanza di frumento,
che aveva portato il senato messinese a decidere, con l'armamento di una galera, anche il
dirottamento di navi in transito dallo stretto, venne superata da un fatto ritenuto
miracoloso.
Una versione dei fatti meno miracolosa e più circostanziata viene prospettata nel racconto "Il templare maledetto" di Gaetano Carbone
tratto da "Feste
popolari e religiose a Messina"
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