August
Piccard
Foto in
wikimedia
Negli
anni '50 lo svizzero Piccard con il figlio Jacques rivolge le sue attenzioni alle
profondità del mare, progettando un mezzo, il batiscafo, che potesse
immergersi senza essere vincolato ad una imbarcazione di superficie e che
potesse andare a maggiori profondità delle batisfere.
Già
nel 1905 da studente della
Scuola Politecnica di Zurigo
aveva concepito un mezzo così fatto.
Grazie alla fama che raggiunse con le ascensioni nella stratosfera ('31-'34) si
diede alla progettazione di un mezzo composto da una parte sferica, adibita a
cabina di osservazione, dotato di oblò in plexiglass e di potenti proiettori,
più pesante dell'acqua ed idonea alla discesa e di una parte più leggera (un
serbatoio di benzina comprimibile per infiltrazione di acqua che appesantisce il
mezzo in fase di discesa) in grado, una volta rilasciate le zavorre (costituite da granaglia di
ferro contenute in una tramoggia e trattenuta da una serranda magnetica, che una
qualsiasi
interruzione di corrente, volontaria o anche accidentale, libera, alleggerisce il congegno)
consente di riportare in superficie il mezzo (come avviene per i palloni
idrostatici.
Il
primo batiscafo realizzato,
nel
1937,
da Piccard fu l'FNRS II, grazie al
Fondo nazionale belga per
la Ricerca Scientifica.
Da questa esperienza, in collaborazione con la Marina francese e i finanziamenti
Francia, Svizzera e Italia, realizzò due progetti di Batiscafo: l'FNRS III
e il Trieste
Per poter
studiare la maggior parte della piattaforma continentale di profondità non
superiore ai 300 metri, Piccard studiò e sviluppo l'idea di un mezzo,
il "mesoscafo", per le
medie profondità, costituito da una cabina più leggera dell'acqua, in acciaio,
in vetro o in plexiglass, munita di una o più eliche agenti in senso verticale.
In caso di guasto al motore la risalita sarebbe stata automatica.
Il progetto non ebbe realizzazione, ma il principio fu conservato nella
realizzazione di due mesoscafi: l'Auguste Piccard e il Meso
Ben-Franklin
www.colapisci.it
|