Colapesce
Alla tetraggine del medioevo fa
contrappunto la bella leggenda di Nicola
Pesce.
L'uomo per metà pesce è giocoso e
senza paura e, nel XII secolo, si dice di lui che fosse capace di grandi
sommozzate e che la
sua ambientazione col mare fosse incredibile.
Colapesce
è senza dubbio il mito più sentito nelle attività subacquee dell'uomo.
Le sue doti natatorie sono talmente sviluppate da far ipotizzare alcune
variazioni genetiche (branchie, dita palmate).
Della leggenda si sono
occupati scrittori inglesi, come Mapes, poeti provenzali,
come Jordan, Pontanus.
A più riprese dal XVII secolo ne hanno
parlato dei gesuiti,
come Padre Fournier, scrittori italiani e saggisti. Nell'opera
"Mundus subterraneus" (1665) del gesuita "Athanasius
Kircher" sono
riportate le prodezze del siciliano Pescecola che
ai tempi di re Federico II, nel 1200, portava messaggi attraversando
sott'acqua lo stretto di Messina.
Pitrè ha
ricostruito molte leggende popolari, e nel XX secolo si sono interessate
alle sue imprese Croce e Calvino.
Notevole pure l'attività letteraria dell'ultima metà del secolo
ventesimo che ha narrato le imprese di Colapesce.
Tuttora, scrittori,
giornalisti e poeti si interessano di questo siciliano, divenuto il
simbolo della dedizione e del sacrificio e, nell'immaginario dei Messinesi, Cola è ancora vivo e impegnato a sorreggere una delle tre
colonne su cui poggia la Sicilia.
Pare che
Nicola fosse dotato di
un'apnea straordinaria e scendesse a profondità «inaudite».
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