Il batiscafo Trieste
Il
secondo progetto di batiscafo fu finanziato a Piccard dalla Svizzera e
dall'Italia e fu messo in acqua nell'agosto del 1953 col nome di
Trieste. Nello stesso anno
Auguste e suo figlio Jacques, pilotando il batiscafo scendono a 3150
metri nel Golfo di Napoli.
Nel 1954 due francesi, Houot e Willm, raggiungono 4050 metri con una
cabina del tipo batiscafo.
Dopo
aver realizzato un gran numero di immersioni, il Trieste venne acquisito
dalla Marina americana e nel 1957, fu trasformato in laboratorio
acustico sottomarino con il quale vennero condotti studi, tra i 3.000 ed
i 4.000 metri di profondità, per ascoltare i rumori del mare, analizzare
la trasmissione dei suoni nell'acqua, misurare la penetrazione della
luce e la gravitazione.
Nel
1958, sotto la guida dell'U.S. Navy Electronic Laboratory di San Diego e
dopo aver sostituito la cabina con una costruita dalle Acciaierie Krupp,
il
Trieste compie via via immersioni sempre più profonde.
Il 15 novembre 1959 raggiunge 5600 metri, l'8 gennaio 1960, 7300,
ma l'obiettivo principale era quello di raggiungere gli 11.000
metri della fossa delle Marianne.
Per realizzare questa impresa la Marina americana mise a punto il Progetto
Necton e il 23 gennaio del 1960 avvenne l'immersione più profonda
finora realizzata.
In discesa col batiscafo Trieste
Dopo
la fossa delle Marianne il Trieste continuò le sue immersioni,
partecipando anche alla ricerca, al ritrovamento e alla identificazione
del "Tresher" (sottomarino atomico affondato nell'Atlantico
nel 1963).
Ristrutturato
con un nuovo galleggiante e ribattezzato Trieste II, munito di
apparecchiature elettroniche, continuò le immersioni, compresa quella del
1969, in cui effettuò un sopralluogo sul relitto dello "Scorpion"
(affondato nel 1968), eseguendo migliaia di fotografie.
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