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Spesso, in questo periodo, stormi di uccelli fanno ombra su di noi, sul nostro mare e sulle nostre anime. Sembra che oltrepassino i confini delle banalità e che ci sorprendano con i loro tagli d'ala. Allora, lo sguardo si alza e il loro migrare diventa la nostra ansia, la nostra triste, vergognosa incapacità di essere coraggiosi guerrieri del cielo, la nostra bramosia piagnucolosa di sentirci liberi.
Lo
stormo realizza il nostro incessante, ma silenzioso e nascosto, urlo di dolore e
di amore. Per qualche secondo, afferriamo le ali degli uccelli in volo e,
disperatamente, ci facciamo trascinare dal loro anarchico transito nel mondo.
Domandando
perdono delle nostre meschinità, affannandoci a rintracciare nei sentieri della
nostra anima una sorgente di semplice accettazione della vita, sussurriamo al
sole e al vento di avere pietà della nostra presunzione. Dobbiamo solo piangere.
Aretusa DM
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