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Dimmi, quale Dea dell’Olimpo ho offeso, per essere stata castigata a nascere Bianca Ninfea, in questa tetra palude?
A nulla è servito chiudermi nella mia aurea, rettili hanno dissacrato le mie minute spine per privare l’attesa della liberazione.
E non mi è bastato affondare le mie capillari radici nelle profondità del tuo mare, per trovare ampolle d’acqua pura, con cui beneficare l’arsura di un dramma, toccato in sorte proprio a me.
Il chiarore che mi leva, appena, appena sopra il buio, ancora non è riuscito a trasformarsi in ali, per portarmi lontano da una vita di solitudine, che ormai ho conosciuto essere peggiore della notte stessa.
Luna
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