www.colapisci.itL'uomo che diventa pesce per necessità o per scelta


Canto del cuore

Sorgendo nell’albore lunare,
mi trovo accolta in questo tenero riparo.
Mi chiedi di rimanere,
di non lasciarmi portare via
dal lento fluire delle maree.
Esito nel carezzevole rifugio che mi offri
e lentamente unisco il mio nuoto
all'indugio delle tue tremanti dita.
Non tento più di riemergere,
l’oscurità intorno a me é senza vita.

Fuggiasca in un palmo di mare,
mi nascondo in  diafane aurore
e divento relitto inabissato,
ingoiato da avidi gorghi
agitati da correnti piene di furore.
Echi lontani di melodie,
erranti e avvinghiate ai blu fusi nel nero,
attraversano in lungo lo Stretto
e mi spogliano delle ultime certezze.
Mi abbandono a silenzi immensi e solitari.

Precipitando nelle tenebre
di questo amaro fondo bruciato dal fuoco,
la  lieve evanescenza delle tue debolezze
fortifica, però, con dolci sospiri, le mie spoglie
e, d'incanto, riconquisto gli esuli sogni depositati sulla luna,
mi vesto del verde delle giovani alghe
e urlo agli abissi il mio dolore,
sciolgo il corallo delle vecchie ferite
nell’acqua salata dei rimpianti
e risalgo dando vigore alla mia speranza.

Trasparente mi accendo
di desideri e di domani.
Guardo le tue braccia pietrificate nella colonna
e il pulsare dell’anima
è ancorato ora al tuo respiro.


Medea

 

   

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