Canto
del cuore
Sorgendo
nell’albore lunare,
mi trovo accolta in questo tenero riparo.
Mi chiedi di rimanere,
di
non lasciarmi portare via
dal lento fluire delle maree.
Esito
nel carezzevole rifugio che mi offri
e lentamente unisco il mio nuoto
all'indugio delle tue tremanti dita.
Non tento più di riemergere,
l’oscurità intorno a me é senza vita.
Fuggiasca in un palmo di mare,
mi nascondo in diafane aurore
e divento relitto inabissato,
ingoiato da avidi gorghi
agitati da correnti piene di furore.
Echi
lontani di melodie,
erranti e avvinghiate
ai blu fusi nel nero,
attraversano in lungo lo Stretto
e mi spogliano delle ultime certezze.
Mi abbandono a silenzi immensi e solitari.
Precipitando nelle tenebre
di questo amaro fondo bruciato dal fuoco,
la lieve evanescenza delle tue debolezze
fortifica, però, con dolci sospiri, le mie spoglie
e, d'incanto, riconquisto gli esuli sogni depositati sulla luna,
mi
vesto del verde delle giovani alghe
e urlo agli abissi il mio dolore,
sciolgo il corallo delle vecchie ferite
nell’acqua salata dei rimpianti
e risalgo dando vigore alla mia speranza.
Trasparente
mi accendo
di desideri e di domani.
Guardo le tue braccia pietrificate nella colonna
e il pulsare dell’anima
è ancorato ora al tuo respiro.
Medea
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