www.colapisci.itL'uomo che diventa pesce per necessità o per scelta


Viva macchia di colore

E’ notte.
La temperatura del mare è vicina a quella corporea.
Frotte di calamari vanno a dormire sotto i margini degli scogli, disseminati poco lontano, al riparo dalle visceri infuocate sulle quali poggia il destino della tua terra.
Il colore della mia pelle trasparente muta, passando da un verde azzurro a un verde giallo, screziato da strisce delicate, è come se avessi indossato il brioso respiro dell’arcobaleno.
Mi allontano con una spinta dal bordo del mio giaciglio e guardo in alto.
Attraverso la superficie calma dell’acqua vedo il disco bianco della luna.

E’ notte, e questo è sempre il mio paradiso. 
Ma per quanto tempo ancora?

Ricordo di essere stata costretta spesso a ricavare una nicchia nella selva di aculei avvelenati dei ricci, per ripararmi dai predatori e di aver brucato in pascoli di cellule morte e detriti.
Mentre nuoto al largo vedo la mia ombra proiettata su una roccia ricoperta di alghe piantata sul fondo: sembra una foglia morta che ondeggia assecondando la corrente, ma quando un raggio lunare la illumina, svanisce come se non fosse mai esistita.

Un guizzo verso l’alto e assisto al passaggio dei polpi alati, come una bambina guarda volare i piccioni nella piazza di una città.
Nuoto abbandonata al fruscio delle timide onde, mi lascio andare e mi sdraio sulla scura sabbia. Un gambero avanza sul raggio di una stella marina, staccando dal suo corpo pezzetti di alga e parassiti. Lì vicino una conchiglia tiene in ordine la sua casa togliendo un piccolo granello di roccia dal cunicolo. Un anemone, grande come un ombrello, è disteso sul fondo come un tappeto, sa che i suoi tentacoli, richiusi su se stessi, anche questa notte daranno rifugio a qualcuno.

Sono affascinata dai semplici movimenti di queste creature, sempre precisi e mai scontati, dalla loro dedizione a una vita regolata, costellata di certezze immediate, dal loro assoluto, racchiuso in poche manciate di sabbia.
Come vorrei sciogliermi in questo piccolissimo spazio di mare...

Riprendo a nuotare.
Mi imbatto in una colonia di spugne che mi sfiorano il volto.
Sulla superficie rugosa della più grossa, intravedo un granchio rosa ricoperto di peli bianchi, grande come un bottone. Corre avanti e indietro sul suo paesaggio lunare in miniatura, infinito quanto il mio universo.

Sorpresa da una corrente discendente, vengo trascinata verso il fondo lungo il buio pendio.
Sono priva di forze e scivolo sulla sabbia.
Poi la corrente si attenua, risalendo, vicino all’ombra di una vecchia murena, incontro il tuo sguardo, una viva macchia di colore nel mare scuro dei miei sentimenti spenti.

 

Medusa

Sistiana

 

   

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