Ferite
Hai
riesumato, mio amorevole rifugio, le ferite dei tentacoli che mi sono
stati recisi, non molto tempo fa, da mani ora anchilosate in grotte
oscurate dal forzato oblio di relazioni troncate con inaspettata
violenza.
E il rivolo di sangue che ne esce forma, in questa ampolla di mare che
mi ospita, una rosa corallina molto simile a quella che si è
frantumata sugli scogli taglienti della verità e che tenevo nascosta
in grembo quando allora urlavo amore.
Le catene che tengono legate a me le ancore del passato sono da
qualche tempo allentate, ma, lo so ne sono certa, non potranno mai
essere levate e il mio futuro non potrà scandagliare spazi lontani da
questo buio fondo marino.
Ho passato anni ai tuoi piedi, colonna mia, in quella dimora regolata
e resa pulita dalla staticità del tempo quotidiano.
Tempo
triste e privo di fremiti, scandito solo dal ritmo sepolcrale dei
fatti.
Mi è stata donata per amore terreno una vita non mia, mi è stato
detto nell’impeto di fredde passioni che la mia natura era un’altra.
E io ho accettato, lacerata nei desideri e con le lacrime squarciate
in gola per impedire di generare dolore nei cuori che ho generato.
E sono sempre pronta ad accettare ancora, noncurante della felicità
repressa, indifferente alla rabbia impotente verso abbracci avidi come
avvoltoi.
Mi
hanno baciata labbra dense d’amore, mi ha travolta una storia che è
riuscita a far naufragare il mio istinto in una sconosciuta, potente
corrente marina, rivelatasi poi la devastante, perfida furia di
Cariddi.
Scaraventata su una marina salata sarei diventata ombra se sottili
onde amiche non mi avessero riportata in mare e ho scelto, per
sopravvivere, queste buie profondità, consolata dalla compagnia amica
della solitudine.
Poi
improvvisamente la mia anima ribelle mi ha spinta ad abbandonare la
dimora terrena e a nuotare verso l’alto, rapita da quel tenue
bagliore lunare, che tremante si scioglieva in mare avvolgendoti in un
fascino irresistibile.
La timida luce che ci teneva uniti ora si è trasformata in calore
ardente ravvivato dai nostri comuni destini, probabilmente scolpiti
nella sfericità di qualche perla antica, protetta in queste
abbandonate oscurità.
Tienimi
così come sono, colonna mia, con il mio passato, il mio presente e
con un futuro d’amore sicuramente da scoprire insieme e che
incideremo, te lo prometto, nelle onde blu del nostro mare.
Medusa
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