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Viveva
un tempo in Sicilia un ragazzo che si chiamava Niccolò.
Non
appena imparò a camminare quasi sospinto da un misterioso
richiamo si diresse subito verso il mare e da allora cominciò a
passare tra le onde la maggior parte del suo tempo.
Un giorno si spinse più lontano del solito e non udì i suoi richiami
indispettiti ed angosciati
Da quel momento Niccolò visse da pesce o quasi.
Poteva rimanere giorni interi sott'acqua senza aver bisogno di
risalire a galla per respirare.
I segreti del fondo marino lo affascinavano.
Un giorno il re lo mandò a chiamare gli disse Niccolò Pesce narrò delle immense foreste di corallo dove pesci dai colori sgargianti guizzavano come da noi gli uccelli volano sugli alberi, di distese sabbiose cosparse di pietre preziose, di velieri appena inclinati adagiati sulla sabbia con le stive ancora colme di merci preziose e di armi custodite da scheletri. E, come prova della veridicità del suo racconto scese negli abissi e ne riportò alcune manciate di gemme. (...)
La precisione del racconto stupì il re e gli suscitò il desiderio di
determinare fino a che punto di profondità quel ragazzo fosse capace
di giungere Così qualche giorno dopo lo mandò a chiamare per la
terza volta e gli ordinò di inseguire una palla di cannone che
avrebbe fatto sparare dal Faro di Messina e di riportarla in
superficie. (...)
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