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Colapesce e la montagna di pomice

Lipari

Colapesce, di tanto in tanto, effettuava un viaggio intorno alla Sicilia.
Spesso, nei pressi di Lipari, sentiva l'esigenza di affrettare la sua nuotata, perché era sempre attratto da qualcosa di indefinito. Non erano i soliti giochi di chiaro scuro tra le insenature delle rocce ad affascinarlo, era piuttosto quel abbacinante e stranamente malinconico biancore che proveniva dalle cave di pomice o, forse, qualcos'altro.
Spesso si inerpicava sul promontorio spettrale per osservare il mare, che si insinuava tra le cale surreali, e per ascoltare il rumore delle onde, di cui era innamorato.
Passava così intere giornate, senza stancarsi ed esplorando i limiti temporali in cui navigava da secoli.
Un anno la primavera aveva dato una fioritura insolita e nell’aria il respiro si riempiva dei profumi intensi di gelsomino, di mirto, e della mentuccia appena spuntata. Colapesce, attratto dai forti odori di fiori appena sbocciati e dal ronzio degli insetti infervorati, ebbe una spinta imperiosa a lasciare il mare e approdò nei pressi della grande montagna bianca delle Eolie.
Seduto su un grosso cumulo di pomice, su cui crescevano dei radi e piccoli pomodorini portati in quel luogo da chissà chi, meditava sul nulla e sulla sua vita passata e godeva dell'arrivo delle prime rondini perdute in quel suggestivo paesaggio..
Anche un fiore di cappero faceva capolino nei suoi pensieri e si apriva al tiepido sole. Lui lo guardava, lo stuzzicava con un dito e nel contempo la sua mente si affollava delle milioni di suggestive e appassionanti parole, che i suoi conterranei avevano consumato nelle passioni terrene. Suoni e metafore, smarrite nei secoli, riemergevano dalle tante avventure affrontate durante il suo continuo girare per la Sicilia, mentre una piccola brezza giungeva dal mare e attraversava, con un movimento cullante, i suoi lunghi capelli.
Colapesce, catturato da una strana pace con se stesso e aiutato dalla magnificenza della natura, lentamente si addormentò.
Nel sogno, mentre stava rivivendo le mille difficoltà che aveva incontrato viaggiando nel mare, ebbe l'impressione che una voce lo chiamasse.
Era una piccola contadina di giovane età che stava gridando, mentre si vantava di aver trovato il grande salvatore della Sicilia.
Colapesce, però, reagì prontamente e con gentile delicatezza prese la mano della ragazza e la pregò di non strillare e di sedersi, se lo avesse voluto, accanto a lui.
Che strano, però: Cola avvertiva qualcosa di insolito.

- Salve... signor Colapesce.. - sussurrò la giovane ragazza, guardandogli intensamente la squamosa pelle.
- Ciao cara, come ti chiami? - rispose serenamente Cola. Poi continuò: - Sono arrivato fin qua sopra per ammirare questo spettacolo della natura.
- Io sono Caterina e sono qua per aiutare mio padre nel suo piccolo orto in questa collinetta, ma molte volte, anche io, mi fermo per cogliere la brezza che mi asciuga il sudore. Poi, mi lascio attrarre da questo paesaggio che si estende all’orizzonte... e spesso mi addormento e sogno grandi correnti marine nel blu del mare - lei ribatté un po’ timidamente.

Cola, sorpreso dalle parole della ragazza, scrutò attentamente il suo viso angelico, su cui era stampato un sorrisino consapevole e coinvolgente. Continuava ad avere una strana sensazione. Quasi di familiarità. Poi, aggiunse:
- Vengo qui perché mi sento fortemente attratto. Trovo, in questo piccolo paradiso terrestre, una grande sensazione di pace, che mi dà la forza di riprendere il mio peregrinare e di dedicarmi al difficile compito a cui sono stato destinato.

La ragazzina dal volto dorato, allora, disse:
- Sento che questa tua dedizione agli altri ti è stata donata da una intensa gioventù giocosa e allegra, in cui hai favorito l'affinamento delle tue capacità natatorie.
Poi, sconfinando il suo sorriso in una espressione melanconica, aggiunse:
- So bene che le tue immersioni e i tuoi compiti debbono fondarsi su uno spirito che di tanto in tanto deve essere rigenerato.

Colapesce annuiva lentamente.. Con lo sguardo un po' perso nell'orizzonte.. non si spiegava come una piccola contadina di un'isola in mezzo al mare, potesse avere intuito i disegni che il destino gli aveva attribuito.
Così decise di approfondire la sua conoscenza:
- Cosa ne pensi di me e del mio mondo? - disse

Lei lo guardò sorridendo e rispose:
- Caro Colapesce, devi sapere che io sono la tua cara mammina che tu abbandonasti senza ripensarci, quando ti trasformasti in un uomo-pesce. No!.. Non dire niente..

- Ma.., tu sei mia .. - cercò di dire Cola.

Ma Caterina lo interruppe e proseguì:
- Sai, figlio mio, ora ti voglio ancora più bene. Sei finalmente diventato maturo e sai dominare il tuo corpo e le capacità straordinarie che Dio ti ha donato.

La mamma di Cola si incupì lievemente, ma, dopo un momento di silenzio, riprese con voce emozionata:
- Il gravoso compito che ti sei assunto mi fa comprendere che, ormai, hai fuso i tuoi pensieri con il cuore e la tua anima è diventata veramente nobile. Io sono fiero di te, a tal punto che non mi rimprovero più le maledizioni che ti inviavo quando eri bambino. Cercavo solo di proteggerti dai rischi del mare. Ora so che il tuo amore verso lo Stretto era lo stesso grande amore che adesso hai per la tua gente. Era il tuo destino. Il tuo grande destino che ti ha portato via da me....

Finendo di parlare la mamma di Colapesce gettò a terra una polverina invisibile e scomparve in una nuvola bianca di pomice.
Colapesce ebbe l'impressione che sul volto vi fossero delle lacrime che scendevano. Rimase immobile e silenzioso per lungo tempo, mentre nella sua testa si affollavano i ricordi della sua fanciullezza. Poi, sentì il sapore del sale che gli giungeva alla bocca.
All'improvviso, fu come se si fosse svegliato da un sogno incantato. Si alzò in piedi e spiccò un lunghissimo tuffo verso il mare, verso nuove avventure e verso il suo vecchio destino.

Cola, nella sua solitudine in fondo allo Stretto, si chiede ogni tanto se quello fu un sogno o fu realtà. Ma,  quando passa da Lipari sente una forza incredibile che lo attrae verso la montagna bianca di pomice....

 

Mauro Del Ben & Alberto Biondi

 

   

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