Geraldina Piazza:
autrice di fiabe
Concetta
e Colapesce
Tanti, ma tanti e tanti anni fa, viveva una bellissima fanciulla; aveva
dei lunghi capelli neri, pieni di onde, e degli occhi profondi, di un blu intenso, in cui
ci si poteva specchiare; i suoi vestiti erano di foglie intrecciate e per ripararsi dal
sole cocente usava un cappello di foglie di palma.
Si chiamava Concetta e abitava alle falde di un monte di roccia grigia,
che in ogni nicchia accoglieva un fico d'india, un'agave o un lentisco; doveva stare molto
attenta quando camminava a piedi nudi per i viottoli, perché vi erano spuntoni aguzzi
ovunque.
Le sue giornate trascorrevano in modo un po' monotono: raccoglieva frutta per il
pranzo, esplorava nuovi anfratti e osservava gli uccelli che abitavano gli alberi sotto i
quali dormiva, quando, un pomeriggio, mentre il sole stava andando a morire dietro la
montagna, sentì un rumore. Mai le sue orecchie avevano percepito un simile suono.
Ecco! di nuovo, come un lamento lontano.
Senza neanche rendersene conto cominciò a camminare, seguendo il richiamo, e dopo aver
attraversato un tunnel scavato nella roccia davanti a lei si spalancò un nuovo paesaggio.
Un'enorme massa d'acqua, agitata e rombante, si rompeva sulla riva con una pioggia di
mille goccioline di schiuma.
Ma cos'era mai quella? La fonte in cui lei si lavava, ogni giorno, non aveva mai fatto una
simile baraonda, ma sopra ogni sua riflessione ecco! di nuovo quel suono, in mezzo agli
schiamazzi di quel mare in tempesta.
Con enorme cautela si avvicinò alla riva, camminando sulle punte dei piedi in mezzo agli
scogli, quando lo vide: uno strano essere, dal fisico lungo e lucido, con la bocca stretta
e a punta, come quella di un uccello, e dagli occhi dolcissimi che la guardavano
supplicandola. Aveva il corpo squarciato da larghe ferite. "Forse viveva in
quell'acqua e dopo un bisticcio lei lo ha scagliato sopra le rocce appuntite - pensò
Concetta - e come lo aiuto, adesso?" Ma gli occhi di quel delfino non lasciavano
spazio al timore, e Concetta, pur se impaurita da quegli spruzzi, si decise e scese a
raccoglierlo fra le sue braccia.
Con grande fatica lo portò alla sua fonte ed adagiandolo nell'acqua corse a cercare
quelle erbe con cui si curava dai graffi dei rovi.
Ci volle del tempo e molta pazienza, ma ne aveva da vendere e su tutti i sentimenti
prevalse l'affetto verso quell'animale così strano.
Si chiamava Cola ed era un giovane maschio di bell'aspetto, che aveva preferito vivere da
pesce, libero, nel mare, invece di restare nel suo paese in mezzo a uomini pieni di
ambizioni e cattiverie. Aveva nuotato in lungo e in largo ed era sempre più convinto
della sua scelta.
No. Non sarebbe tornato indietro, anche se la bellezza di questa fanciulla
lo tentava dal rivelarle ogni cosa.
Finalmente guarì, e Concetta, che ormai amava Cola, di un amore tenero e disinteressato,
decise di andarlo a riportare dove lo aveva preso.
Percorse nuovamente la stradina che passava dal tunnel di pietra, ed arrivò a quel mare
per lei sconosciuto.
Adesso era tutto diverso, il sole era alto nel cielo, e quell'acqua era quieta e
trasparente, come quella della sua fonte. Concetta pian piano scese sulle rocce e cercando
un varco in quella costa così aspra portò il suo Cola in una caletta.
Lì accadde l'imponderabile, lui la guardò e le fece una proposta: "Vieni con me, a
nuotare libera, lontana da ogni pensiero, presto vedrai, anche nel tuo rifugio, qualcuno
arriverà a turbare la tua pace, e tu non avrai scampo". A Concetta si riempirono gli
occhi di lacrime, sentiva che Cola diceva la verità, ma era attaccatissima alla sua terra
e non voleva andar via per sempre.
Allora il delfino le diede una prova della sua magnificenza. "Aspetta - le disse - tu
potrai tornare sul tuo monte quando lo vorrai, e per aiutarti prenderò tutte le
conchiglie del mare, le sbriciolerò al posto di queste rocce per aiutarti a risalire
dalle acque più facilmente" e così detto in un istante trasformò quella costa in
una distesa bianca di sabbia finissima che lentamente degradava nell'acqua cristallina.
Concetta non credeva ai suoi occhi. Davanti a lei si apriva un golfo di rara bellezza,
circondato da montagne ed alberi e cespugli verdissimi, con questo arco di sabbia quasi
irreale che si tuffava nel mare turchese.
Cola le aveva fatto un regalo meraviglioso, e voltandosi a guardarlo lo vide, ritto, in
equilibrio sulla coda, con il corpo fuori dall'acqua e gli occhi che ridevano. La
aspettava, ed a lei non restò altro che tuffarsi per raggiungerlo.
E se ancora oggi andate, al tramonto, in riva a quella spiaggia, potrete
vederli, Cola e Concetta, che giocano rincorrendosi in mezzo al golfo, per poi avvicinarsi
alla riva, non visti, a controllare che quegli uomini, da cui entrambi erano fuggiti, non
facciano troppi scempi in quel luogo da loro tanto amato.
Geraldina Piazza
non più in
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