- Sire - disse Cola Pesce riemergendo dall'acqua - ho vagato per miglia,
visitato gli anfratti più profondi, visto le meraviglie più bizzarre, ma non
sono più riuscito a trovare l'anello che Voi avete gettato.
- Evidentemente non avete cercato con dovuta attenzione - sorrise il re,
mentre con la mano, nascosta nella tasca, giocherellava col suo cerchio
d'oro.
Cola Pesce si tuffò nuovamente. Col tempo imparò ad avere un rapporto così
naturale con l'acqua da non saper più risalire in superficie, né seppe più
toccare le pietre del fondo.
Mancò di godersi tutto ciò che incontrò nel proprio viaggio, perso nel
pensiero dell'anello, fin quando non vide la colonna che sorreggeva una punta
della Sicilia: era quasi totalmente sgretolata.
Non dimenticò la bramosia di ritrovare l'oggetto perduto dal re, né,
nell'intimo, gli importavano certo le sorti della Sicilia.
Eppure restò per anni
vicino alla colonna, per riabituarsi al solido: la sua intenzione era il
suicidio eterno nell'eroica impresa di farsi egli stesso colonna, per sorreggere
l'isola.
La leggenda narra che egli sia ancora lì, codardamente eroe; ma si dimentica
di narrare che dietro di lui, una pietra luccica muta.
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Salvato dal web da colapisci (Ufic's weblog - Categoria: Sturiellett' -
20.09.03)