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Nicola lui si chiamava, ed era l'ultimo dei tanti figli di una famiglia di Messina che abitava in una capanna in riva al mare.
Divenuto grande divenne veloce e forte
e, avendo coltivato la passione del blu marino e dell'acqua
era solito ad immergersi per un tempo lunghissimo, tanto che
persino lui si sorprendeva fortemente delle sue qualità. Il mare era il suo amore, e ovviamente era molto affezionato alle creature marine, soprattutto i pesci a cui voleva molto bene e gli doleva il cuore vedere i pescherecci e le piccole barche che con le reti raccoglievano centinaia di pesci ogni giorno e, pertanto, in quella famiglia di pescatori in cui era venuto a trovarsi, non faceva nessun lavoro utile per portare a casa del denaro o del cibo.
- Cola!! Il tuo babbo e i tuoi fratelli faticano ogni giorno
per sfamare la famiglia, e tu??? Tu ogni volta che tuo padre
porta a casa del pesce lo ributti a mare. Nicola, è un
peccato mortale sprecare il pesce. Se non cambi, spero che
tu possa diventare un pesce!
Cola, in quel tempo cominciò ad
interessarsi del mare più del solito, e non si accontentava
della solita nuotata in mare, si allontanava anche per
giorni da casa sua, diventando sempre di più un tutt'uno con
il mare.
- Signore!!! Sarà un gioco da
ragazzi!!! Vado e torno!!!
Un giorno Filippo, chiese al suo nuovo
amico di vedere per conto suo dove poggiasse la Sicilia e
Cola Si gettò in mare a vedere dove poggiasse la sua
stupenda isola.
L'imperatore chiese come fosse quel
fuoco e di portarlo in superficie, per vederlo con i propri
occhi. - AH!! Vi porterò anche le fiamme che tutto corrodono!! Prima o poi tutti si muore. Se vedrete in superficie una chiazza di sangue, vuol dire che non tornerò mai più!!
Saltò senza curarsi delle conseguenze,
intanto che il re guardava la superficie liscia del mare,
leggermente preoccupato.
Cola era sceso nel fondale; dove
ribolle l'acqua e dove non v'è vita:
Rivisitazione a cura di
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