Cola PesceColapisci: l'uomo che diventa pesce per necessità o per scelta 


Non avevo

 


 

Non avevo avuto abbastanza strazio per farmi colpire ancora

dal tradimento del mio soffrire.

Nè nuvole sfilacciate

sospese tra l’Etna e il mare

 per navigare i crepuscoli

che aprono orizzonti verticali.

 

Non avevo sentito da tempo 

il groviglio sulla soglia dell’ansia, chiuso dal portone dello stomaco.

Nè troppi sobbalzi notturni

spaccati dalle fessure di persiane docili

alla luce impietosa di albe.

 

Non avevo visto più tramonti di autostrade

e strade

e Stretto

dall’ultimo pezzo di memoria.

Né avevo scorto luci inattese

dall’ultimo urlo

sugli orli delle montagne,

senza scivolare dalle scale del tormento.

 

Avevo forse percepito l’agguato,

precipitandomi nel sogno

e ho eluso la polpa del

mio succulento dolore.

Avevo ubriacato il pensiero

bevendo i “forse” e i “ma”

beatificando la mia ridicola

illusione di avere ricevuto

amore.

 

E non mi ero accorta

di essermi arresa,

per non vedere più lo specchio d’acqua in cui riflettere

i miei capelli lunghi

e le mie carezze senza ritorno.

 

Psiche
DM

 

   

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