Il 10 maggio del 1874 la goletta Pearl, di 150 t di stazza, fu aggredita da un calamaro gigante, al largo dello Sri Lanka, che la fece affondare.
Nel
1930 la petroliera norvegese Brunswick di 15.000 t di stazza, in navigazione tra
le isole Hawaii e le Samoa alla velocità di 12 nodi, fu attaccata da un calamaro gigante.
Nel 1920 il transatlantico Caronia incappò in pieno Oceano Atlantico in una violenta tempesta; una grossa ondata sbatté in coperta della nave un calamaro di 4 m che riuscì a infilarsi in un corridoio della nave dove afferrò con i tentacoli un carpentiere. Il 25 marzo del 1941 la nave Britannia, silurata da un sommergibile tedesco, affondò tra la Guinea e il Brasile; dodici uomini si trovarono in acqua su una zattera così piccola che non poteva contenerli tutti e, a turno, stavano in acqua. Una notte uno del naufraghi fu strappato via da un tentacolo improvvisamente emerso dall'acqua e il sottotenente Cox sentì un gran dolore alla gamba e vide che un tentacolo gli si stava avvolgendo attorno. Riuscitosi a liberare, sulla sua gamba mancavano dei brani rotondi di pelle delle dimensioni di una moneta. In Nuova Zelanda i calamari giganti sono conosciuti e temute dal Maori che le chiamano taniwha (mostri), o «polpi della morte», perché pare che talvolta attacchino le canoe da pesca. Il Denver Post del 27 dicembre 1989 riportava un attacco a una piccola imbarcazione a motore avvenuto al largo di Manticao, nelle Filippine. Dopo l'aggressione l'animale era scomparso senza recare alcun danno ai sopravvissuti. Nel 1980 al sottomarino d'esplorazione francese Archzmède fu attaccato da un calamaro gigante a una profondità di 3.000 m al largo delle isole Canarie; il calamaro ci rimise due tentacoli.
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