Argonauti

Verso le Isole Lipari

Nella mitologia greca, Giasone conduce un gruppo, chiamato argonati, alla conquista del vello d'oro.
Giasone era figlio di Esone, legittimo re di Iolco spodestato cruentemente dal fratellastro Pelia (figlio di Poseidone). Per paura che anche Giasone fosse ucciso, la madre Alcimede lo mandò  da Chirone, affinché fosse cresciuto ed educato.
Pelia, nel timore di una vendetta consultò un'oracolo che gli profetizzò:
- ... conserverai il trono finché non giungerà un giovanetto con un solo calzare..
Molti ani dopo, Giasone decise di tornare ad Iolco per ottenere quanto gli spettava di diritto. Per strada, nei pressi di una riva, sentì invocare aiuto da una vecchia che stava per annegare. In effetti la vecchia era Giunone, che, dopo essere stata salvata, benedisse Giasone offrendo la sua protezione, sapendo cosa Pelia aveva fatto. Giasone durante il salvataggio, perse uno dei suoi sandali e fu fu costretto a continuare il viaggio con un piede scalzo.

Giunto a Iolco, chiese di essere ricevuto da Pelia. Questi, astutamente, domandò a Giasone cosa avrebbe fatto lui se fosse stato messo a confronto con l'uomo che sarebbe stato la sua rovina. Fu così che Giasone rispose che l'avrebbe mandato alla ricerca del Vello d'oro, impresa quasi impossibile.
Pelia, prese per buono il consiglio e incaricò Giasone di condurre l'impresa, al termine della quale avrebbe avuto il regno che gli spettava.
Senza perdere tempo ordinò:

- ... si chiami il carpentiere che porta il nome di Argo e i migliori costruttori e si costruisca una nave che non sia mai stata vista prima d’ora...

Fu costruita una nave straordinaria, in quanto fra i carpentieri  si erano insinuate, non viste, Giunone e Minerva. Queste, segretamente, avevano incastrato nella prora della nave un ramo della quercia di Dodona, albero miracoloso che parlava e intendeva tutte le lingue.
La nave, di grandi dimensioni e con un albero altissimo dotato di grandi vele, fu chiamata Argo, dal nome del suo costruttore.
Giasone coinvolse nell'impresa una cinquantina di avventurosi giovani greci ed eroi, che furono chiamati
Argonauti. Fra questi vi fu Ercole, il padre di Achille e il padre di Ulisse, il poeta Orfeo, Telamone, Castore e Polluce, Atlanta, Eufemo
All'inizio del viaggio il
mare fu calmo fino all’isola di Lemno, dove gli Argonauti, per un’improvvisa tempesta, dovettero fermarsi.
Quando il viaggio riprese, a causa di un  vento furioso, l'equipaggio non era propenso ad affrontare le difficoltà e fu per questo che Ercole, sdegnato, prese il proprio remo e da solo fece procedere la nave tutta piegata su un fianco verso la Misia e la  Tracia.
Dopo numerose avventure difficoltose, che videro l'attraversamento del Mar Eusino  fino a raggiungere il regno della Colchide.
Giasone chiese il vello d'oro al re Eete, il quale acconsentì di darlo solo dopo che fosse stato arato un campo per seppellire i denti di un drago ucciso da Cadmo.  Questa sepoltura doveva garantire la nascita di uomini armati. L'aratro sarebbe stato tirato da due tori con i piedi di bronzo che sputavano fuoco. Giasone, nel frattempo ebbe modo di insidiare Medea, potente maga e figlia del re, e fare in modo che fosse presa in sposa. Medea si innamorò perdutamente di Giasone, tanto che gli insegnò alcune magie che potevano aiutarlo nell'impresa di entrare in possesso del vello.
Fu così che Giasone affrontò i tori infuriati, li addomesticò con dolci parole e li costrinse a tirare l'aratro, mentre seminava i denti di drago.
Dalla semina nacquero subito dei guerrieri armati, che si rivolsero contro Giasone, ma questi grazie agli insegnamenti di Medea, lanciò un sasso contro di essi. Per incanto i guerrieri si misero a lottare fra loro, ammazzandosi tutti.
Nel contempo Medea, con una pozione magica, riuscì ad addormentare il drago che custodiva il vello d'oro e a permettere a Giasone di sottrarglielo. Poi, per evitare che Eete potesse impedire la loro partenza, Medea e Giasone, con tutti i suoi compagni, si affrettarono a partire con la nave.
 
Questa, invertita la rotta,
lasciò il mare aperto, inoltrandosi nella gran foce del Danubio, guidata da un bagliore di fuoco che gli dei facevano ondeggiare sulle acque. Gli argonauti, inseguiti dal cocchio del Sole di Assarte (innamorato di Medea), risalirono il fiume fino all’Adriatico. La corsa proseguì all’isola di Circe, a quella delle
Sirene, fino a Scilla e Cariddi, all’isola dei Feaci – ove Medea e Giasone celebrarono le loro nozze – fino alla Libia e, finalmente, alla Tessaglia.
Giasone consegnò il Vello a Pelia e dedicò la nave Argo a Poseidone.
La storia fra Giasone e Medea ha avuto, poi, risvolti drammatici.



L’aquila bicipite e le colonne d’Ercole - Fontana di Orione - Messina

Tra gli Argonauti fa la comparsa il semi-dio Ercole, che è coinvolto in altre due vicende che si svolgono in mare:

  • Alla sua seconda fatica presso Lerna, Ercole uccide l’Idra, mostro dalle molte teste che appena recise rinascono raddoppiate.  Durante la lotta un gigantesco granchio viene a mordere il tallone dell’eroe che è costretto a chiamare in aiuto il fido Iolao.
    Con i tizzoni ardenti vengono cauterizzati i tagli inferti sui colli del mostro prima che le teste si rigenerino.

  • Ercole in lotta con il mare riappare nella sua penultima fatica, il giardino delle Esperidi, dove lotta con il vecchio del mare, una sorta di Cola Pesce dell’antichità, metà uomo e meta pesce, costringendolo a rivelargli l’esatta ubicazione del favoloso giardino.
    Anche stavolta Ercole dovrà combattere con un orribile mostro; ma questo sembra essere il destino di tutti, o quasi, i mitici eroi del mare.

Ercole, durante la sua decima fatica, quella del trasporto dei buoi di Gerione in Grecia, ha avuto a che fare anche con Cariddi. Infatti questa ninfa, che era molto ingorda, ingoiò parecchi buoi durante l'attraversamento dello Stretto. Per questa malefatta fu punita da Giove ad assumere vesti terrifiche ed a insidiare con enormi vortici le imbarcazioni che passavano nello stretto, ingoiandole e poi rigettandole più a sud.

 

   
 

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