L’onda che porta un nuovo nato

Nelle Trobriand nel Pacifico occidentale l’organizzazione della famiglia e la connessione che essi ritenevano esistesse tra il mare e l’origine della vita d’ogni nuovo essere, porta le donne papua incinta a coprirsi di polvere bianca. 
Il colore bianco simboleggia la schiuma del mare e il disegno di cui sono ornate tenta di ripetere il movimento delle onde.
Il mare, inteso come divinità creatrice, entra nella vita d’ogni donna in una dimensione di particolare grandezza. 

Bronislaw Malinowsky scoprì, che quando una donna desiderava un figlio, attendeva che la schiuma di un’onda lo portasse al suo grembo. In quella schiuma era – secondo i papua – lo spirito d’un morto "buono" che torna al villaggio incarnandosi in un nuovo nato. Non era il rapporto tra uomo e donna – secondo loro – all’origine del concepimento di un nuovo essere, ma il mare.  
Però, il mare che porta la vita ambiguamente è un confine con la morte.
In questo mare molti pesci hanno rapporti o sono essi stessi divinità importanti o venerabili spiriti che possono essere di volta in volta amici o nemici dell’uomo.
Amico é certamente lo "squalo-balena", nemico terribile é Malik, spirito della morte, dall’apparenza della grande manta, capace di sorgere improvvisamente dal mare per strappare una anima alla propria pace e trascinarla nel buio della dannazione.
Lo spirito femminile del demonio degli abissi si ripresenta in diverse civiltà.

Nel Mediterraneo, a Paestum (che i Greci fondatori avevano chiamato Poseidonia, in onore del dio del mare), sono conservate tombe dipinte dagli antichi fondatori di questa città. Gente venuta dal mare che onorava e temeva una dea del mare di cui si ignora il nome. 
Per alludere al temuto viaggio verso l'aldilà, gli affreschi raffiguravano una donna che stava per salire su una barca condotta da un mostro in un mare ribollente d'azzurro. Il mostro è una divinità marina femminile dell'oltretomba dalla faccia orribile e con grandi ali aperte,

Opera della stessa cultura arcaica di Paestum è la famosa "Tomba del Tuffatore", e del 480 a.C. e raffigura un uomo nudo che si tuffa in uno specchio d'acqua (Vedi Tuffi rituali).
Il tuffo rappresenta sempre una purificazione, come atto
post mortem, in tutte le fedi religiose; basti pensare al battesimo che purifica per la vita, ai tuffi nel Gange che tolgono ogni peccato, o a quello di ispirazione pitagorica che purifica dopo la morte.


 

   
 

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