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Il
calamaro gigante ha una struttura idrodinamica che gli permette di nuotare
velocemente; la spinta dei tentacoli durante il nuoto è aumentata dal sistema
di propulsione a reazione.
Il
galleggiamento di un Architeuthis, è dovuto all'elevata
concentrazione degli ioni di ammonio nei muscoli del mantello, della testa e delle braccia
che, meno densi dell'acqua di mare, sostengono in superficie calamari morti o moribondi.
In mancanza degli ioni di ammonio, essendo i tessuti del calamaro più pesanti dell'acqua
di mare, l'animale, per venire in superficie, dovrebbe consumare molte energie per nuotare
in continuazione; grazie alla loro presenza, purché rimanga in profondità, può
mantenere un certo equilibrio idrostatico, restare fermo o muoversi lentamente.
Il corpo del calamaro ha forma conica, terminante con una coda
appuntita che negli adulti è dotata di una sorta di prolungamento; il tutto è rivestito
da un tegumento pluristratificato di color marrone, più chiaro nella regione ventrale;
inoltre nella cute sono presenti i cromatofori, cellule pigmentarie cui si deve la
modificazione del colore del tegumento che può variare dal marrone chiaro al rosso
acceso.
Secondo il National Geographic Magazine, l'esemplare più grande
fu trovato su una spiaggia della Nuova Zelanda nel 1880. Era lungo quasi 20 m, del quali
12 di tentacoli, ed era pesante circa una tonnellata. Le stime basate su rinvenimento di
carcasse e testimonianze dicono meno di 30 m, ma un episodio risalente alla Seconda Guerra
Mondiale indica dimensioni maggiori: di notte, a bordo di una nave da guerra britannica
all'ancora al largo delle isole Maldive, il marinaio A.G. Starkey, solo in coperta stava
pescando, quando ad un tratto notò qualcosa in acqua:
Nel
1997, un'équipe di biologi della Smithsonian Institution di Washington guidati da Clyde
Roper, autorità mondiale sui calamari e da Steve O'Shea, dell'Istituto Nazionale per le
Ricerche sull'Acqua e l'Atmosfera di Wellington, condussero una spedizione al largo delle
coste dell'Australia e della Nuova Zelanda con la nave appoggio lángaroa, appositamente
studiata per questo tipo di ricerche, ed equipaggiata con un piccolo sommergibile, il
johnson Sca-Link. Dotato di robuste pinze manovrabili dall'interno e costruito in un'unica
sfera acrilica trasparente, il mezzo subacqueo assicura una perfetta visibilità a quattro
persone, grazie a potenti fari capaci di penetrare l'oscurità assoluta presente a 1.000 m
di profondità, il campo d'azione previsto.
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