Cumani,
Calcidesi, Sami e Messeni rivelano le origini greche
di Messina,
anche se vi sono chiari reperti preistorici.
"I Greci attribuirono la fondazione di
Zancle al re eponimo Zanclo per conto del quale addirittura Orione, figlio di Poseidone
(Nettuno), si occupò della costruzione della città.
In realtà il toponimo Zancle
(indigeno DANKLE) è siculo e significa falce, ad indicare la particolare forma della
lingua di terra che a tutt'oggi caratterizza il porto di Messina.
Un altro mito strettamente collegato alla nascita della città è quello
di Orione, figlio di Poseidone e di Euriale, ritenuto il più bello tra i mortali.
Egli
era un gigante, oltre che infallibile cacciatore.
Innamoratosi di Merope, figlia di Enopione e nipote di Dioniso, si cimentò in diverse prove liberando l'isola di Chio da
numerose belve, ma quando si presentò da Enopione per reclamare la mano della figlia si
rese conto di essere stato ingannato.
Deluso e ubriaco, di notte penetrò nella camera di
Merope e la violentò. Per punizione, con l'aiuto di Dioniso, Enopione dopo averlo
addormentato gli strappò gli occhi rendendolo cieco.
In seguito, dopo essere riuscito ad
avvicinare le orbite vuote a Elios (il sole), recuperò la vista e pensò di vendicarsi, ma
l'incontro con Artemide, di cui si innamorò, lo dissuase. Apollo ci restò male, e dopo
avere tentato di dissuadere la dea la sfidò a gareggiare con lui per colpire un piccolo
punto nel mare. Artemide lo centrò con una freccia senza rendersi conto che si trattava
della testa di Orione.
La dea
pose tra le stelle l'immagine di Orione e del fido cane Sirio a eterno ricordo.
Ancora
oggi nella più antica piazza di Messina si può ammirare una fontana del XVI sec,
opera
del Montorsoli, che ne perpetua il mito.