Penso che per noi reggini,
ma credo anche per i messinesi, la leggenda di “Scilla
e Cariddi” sia qualcosa che ci portiamo dentro, sin dalla
nascita.
Ricordo perfettamente che da ragazzino, ogni qualvolta che con i miei
genitori o con i miei zii, oppure con mio nonno, ci recavamo a Scilla, per
lo più per prendere un gelato o più semplicemente in spiaggia, il mito di
Ulisse e delle Sirene, immancabilmente mi veniva rievocato condito di
varianti più o meno inverosimili, a seconda dell’umore del narratore di
turno.
La cosa più straordinaria è che nonostante questa storia l’abbia quindi
sentita decine di volte, posso assolutamente affermare che mai, dico mai, mi
è stata raccontata due volte uguale. Fenomenale. E così, mi sono ritrovato
ad immaginare, a fantasticare e perdermi in quel tempo di mostri ed Eroi. Ma
la cosa strana e che mi si raccontava tutto di Scilla e nulla, il buio
assoluto, di Cariddi.
Per anni io ho saputo solo che Cariddi era la sorella di Scilla (pensate
Voi). E magari quella un pò sfigata (aggiungevo io). Nessuno che mi
raccontasse cosa facesse, cosa gli piacesse, se divorasse gli uomini o le
bestie, e soprattutto come fosse arrivata da quelle parti. Niente.
Di Cariddi non si parlava mai. Dopo qualche anno smisi di chiedere di
Cariddi, tanto era sempre la stessa risposta, “No,
niente, era la sorella di Scilla”. Tutti concordi, quindi sia sull’anonimato di Cariddi che sulla forma
mostruosa di Scilla: Scilla il cui significato è quello di
“cane”, mi veniva rappresentata come un
terribile mostro con sei teste e dodici zampe.
La leggenda vuole che in origine, SCILLA, fosse una bellissima fanciulla. E
qui le versioni divergono. Infatti, alcuni, prevalentemente i miei zii e mio
nonno affermavano che Scilla fosse stata trasformata così dalla maga Circe.
Questa, innamorata di Ulisse, dal quale fu abbandonata per far ritorno ad
Itaca, per vendicarsi di Scilla dalla quale invece Ulisse era molto
attratto, le diede quelle terribili sembianze.
Più veritiera invece la versione “paterna”, (ATTINTA DA UN LIBRO SULLE
LEGGENDE ED I MITI DELLA CALABRIA) la quale con molto più realismo
affermava che Circe fu solo l’esecutrice del sortilegio commissionatogli da
Glauco, figlio di Nettuno. Quest’ultimo respinto sdegnosamente dalla bella
Scilla (che poi magari qualcosa di poco chiaro con Ulisse combinò) per
vendicarsi dell’altera donzella si rivolse alla terribile maga.
La commistione di “gelosie”, quella di Glauco per Scilla e quella di Circe
per Ulisse, determinò il terribile sortilegio che la maga campana lanciò (le
cronache del tempo non riferiscono come Scilla fu raggiunta
dall’incantesimo) contro l’ignara ragazza.
Quindi se di Scilla, una cultura da ragazzino me l’ero fatta, poi ci hanno
pensato i libri di scuola a parlarmi meglio di Ulisse
di Circe e delle sirene, di Cariddi, che significa “gorgo,” invece
solo successivamente ho potuto conoscere i dettagli della sua “condanna”.
Infatti, Cariddi fu condannato da Giove in persona a quella sventurata
esistenza. Cioè quella di risucchiare e poi sputare il mare dello Stretto
per ben tre volte al giorno, come punizione per un furto di buoi
dell’Olimpo, perpetrato ai danni di Ercole.
Fin qui le leggende ufficiali.