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E' un'opera del Montorsoli, commissionato dal Senato di Messina.
Al contrario
della fontana di Orione, che venne danneggiata
alquanto dal terremoto del 1908, il complesso del
Nettuno si salvò miracolosamente dalla distruzione. In alto si erge Nettuno che domina le acque, sotto fra le onde spiccano Scilla e Cariddi tra quattro cavalli marini che simboleggiano l’oceano. Il gruppo scultoreo sorge all’interno di una vasca poggiando su un piedistallo che presenta fra le decorazioni le grandi aquile simbolo della Spagna con lo stemma imperiale sul petto e sui lati del piedistallo gli scudi con la croce, stemma della città.
I cavalli marini sembrano nuotare nelle acque della vasca e ogni coda, di delfino, è ripiegata su se stessa e volta a poggiarsi sui quattro spigoli.
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Le statue di Scilla e Cariddi hanno caratteristiche particolari.
Cariddi coi capelli sciolti, ha uno sguardo inorridito, la bocca aperta fremente.
Scilla è fasciata in vita da teste urlanti a personificare ancora di più il dolore delle catene.
La statua del Nettuno
giganteggia con un atteggiamento solenne da signore del mare.
(La
tradizione popolare vuole che originariamente Nettuno fosse rivolto
verso la città, in modo tale da offrire il posteriore al mare e, quindi,
alla città di Reggio, per sbeffeggiare i calabresi dopo una scommessa
vinta (vedi la leggenda del
Gilantipisci).
L’orlo della grande vasca è interrotto da quattro piccole vasche che s’inseriscono negli angoli: ricevono l’acqua da due getti e la riversano nel mare. L’intero complesso monumentale è costellato di iscrizioni.
Quella esposta oggi per strada è una copia della fontana. L’originale, che stava subendo i danni dello smog, è stata trasportata al Museo regionale di Messina ed ivi conservata.
Maria Arruzza
La Fontana di
nettuno quando era rivolta verso la città
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