Peppe Nappa fa parte, a pieno titolo, di quel gruppo di maschere di carattere che, tra Seicento e
Settecento, irrompono con la loro straordinaria carica umana di vizi e virtù
sulla scena della Commedia dell'Arte.
Dalla matrice culturale incerta - anche se attendibile è la tesi secondo la
quale molte di queste maschere siano strettamente imparentati con le figure che
animavano le trasgressive e arcaiche feste di Carnevale - le maschere della
Commedia dell'Arte definiscono, alla fine di un lungo un percorso di
sedimentazione e stilizzazione artistica, i caratteri anatomici, il profilo
figurativo, i tratti psicologici, i contenuti comportamentali e, nel contempo,
anche la loro patria d'origine o d'adozione, ovvero questa o quella regione,
rivendicando, così, un legittimo sostrato culturale di appartenenza.
E così anche Peppe Nappasegue lo stesso percorso di identificazione,
ovvero assume un costume, che mantiene sostanzialmente invariato nel tempo, si
esprime in lingua siciliana, definisce i tratti del suo carattere ed, infine,
elegge la Sicilia e, più in particolare, Messina come sua città prediletta,
prestando, in tal senso, più fede alla tradizione popolare e a generiche
indicazioni di seconda mano, piuttosto che ad attendibili fonti documentarie.
Se incerta, dunque, appare la presunta appartenenza esclusiva di Peppe
Nappa alla storia messinese, ben definito ed inequivocabile si configurano,
invece, la sua personalità e l'aspetto esteriore. Peppe Nappa, secondo
alcuni studiosi, presenta più di un'affinità elettiva con il Pierrot francese,
sia per il costume che indossa che per alcuni tratti caratteriali. A differenza
della maschera d'oltralpe, Peppe Nappa, tuttavia, indossa un abito largo
e arioso, di colore azzurro, porta un berretto di feltro bianco o grigio sopra
la calotta bianca. Peppe Nappa non porta poi maschera o s'infarina come
il suo collega francese.
Nonostante l'aspetto dimesso, è in realtà dotato di una sorprendente
agilità fisica rivelandosi all'occasione tanto virtuoso ballerino quanto
abilissimo acrobata, mentre le sue membra sono talmente snodate, che sembrano
disarticolarsi. Il suo nome, secondo alcuni, deriverebbe da Peppe e da nappa che
dal dialetto siciliano si traduce in "Giuseppe toppa dei calzoni" e, per
estensione "uomo da nulla, pappacchione".
Nell'ambito della trama delle commedie, egli ricopre invariabilmente la
parte dei servo al servizio di padroni-giovani innamorati o padroni-vecchi
mercanti.
Più frequentemente, lo si ritrova a fianco "du Baruni" (barone),
tipica maschera caricaturale e grottesca che raffigura un vecchio e avaro nobile
siciliano, con il quale si ritrova puntualmente in mezzo ad ogni sorta di guai.
Tratto peculiare del carattere di Peppe Nappa, che rispecchia una
parte di sicilianità, rimane, tuttavia, la golosità, vizio che supera di gran
lunga la sua proverbiale pigrizia. Il suo habitat naturale è dunque la cucina,
dove, come egli è solito affermare, se non si mangia, almeno vi si respira il
profumo del cibo.