“ … il popolo di Messina è innamorato della campagna.
Ho osservato che specialmente alle finestre dei mezzanini sono sempre fiori, e
alle volte dei verzieri, a dirittura, di gerani-edere, di garofani, di piante
rampicanti. E se si passa per la via con qualche fiore in mano, sempre qualche
bambina vince la sua naturale ritrosia e timidità, e ci s’appressa e dice:
Vossía mi dugna u sciuri.
C’è molto di buono, o messinesi, nella nostra cara Messina.
Di rado o quasi mai s’appressa qualcuno a chiedere il soldo o senari: moltissime
volte vi si chiede un fiore! Cavate la voglia di fiori ai vostri bambini, poichè
tutto un fiore è la vostra campagna! Date loro dell’ossigeno! Fate loro vedere
tante cose belle, poichè di cose belle hanno sete! Voi forse non fate tanta
stima della poesia, che è un di più, una vanità sonora.
E di quella che si fa accozzando frasi e rime, non dico, neanch’io ho tanta
stima. Ma c’è un superfluo che nella vita è più necessario di ciò che è
necessario: la poesia.
Ve lo insegnano le bambine che domandano u sciuri e non domandano il pane. Date,
restituite anzi, a’ vostri figlioletti e a voi, la loro poesia, la loro
domenica, le passeggiate, le scampagnate. Mostrate loro, un giorno per
settimana, il bel monte Peloro verde di limoni e glauco di fichi d’india, la
bella falce adunca che taglia nell’azzurro il più bel porto del mondo,
l’Aspromonte che negli occasi, per il sole che cade razzando infuocato dietro
Antennammare, si colora d’inesprimibili tinte, mentre il mare si riempie di rose
colorite; mostrate loro un giorno della settimana il loro bel cielo sereno e la
vostra fronte senza rughe!
Cittadini! mettetevi d’accordo. In nome di Messina, che in civiltà non deve
cedere a nessun’altra città d’Italia, in nome di Messina, che da consuetudini
che si introducano di diporti festivi, può ricavare motivo ad abbellire le sue
spiagge uniche al mondo; e da ciò avere affluenza di forestieri e incremento di
ricchezza; in nome del lavoro stesso, che meglio frutta quanto più volentieri e
lietamente è eseguito; in nome della religione, per chi è credente e sa che
violare il sabato tanto vale quanto non credere; in nome della giustizia, per
tutti che devono sapere che non si può togliere a sè e altrui il diritto
d’essere uomini, cioè creature che hanno un intelletto oltre che un paio di
braccia; in nome della scienza, che proclama la necessità del riposo e del
diporto e dell’ossigeno; in nome della famiglia, che chiede a voi un po’ di
serenità e di educazione e di convenienza: deliberate di osservare il riposo
domenicale.
L’accordo vostro, tra persone cioè che hanno sovente interessi discordi, sarà
qui come è già in tutti i popoli e in tutte le città più civili, un grande
presentimento, un grande augurio, una grande preparazione dell’accordo di tutti
i cuori e di tutti i popoli.”