I  viaggi di Simbad

Storia dell'isola fantasma

«Avrei dovuto sapere fin dall'inizio» disse Sindbàd «che il mio ingaggio come marinaio si sarebbe rivelato fonte di infinite calamità. Infatti, se mi fossi ben comportato, non avrei avuto bisogno di imbarcarmi, poiché ero nato da famiglia ricca e mi ero ridotto a una povertà analoga alla tua, o Sindbàd il facchino, soltanto per le troppe gozzoviglie e per non essermi negato alcuna fra le delizie della gioventú.
Cosí mi misi in viaggio per esercitare il commercio nei diversi angoli del mondo, dalle Colonne d'Ercole nell'Ovest a Serendib nell'Est.

Navigavamo da non molto, nel corso del mio primo viaggio, quando approdammo a un'isola che sembrava un piccolo angolo di Paradiso. Sul suo fertile suolo prosperavano alberi e fiori, e c'erano uccelli e piccola cacciagione per il nostro sostentamento.
Di comune accordo gettammo l'ancora e sbarcammo, e mentre alcuni di noi andavano a procurarsi un pasto fresco di giornata, altri si accinsero ad accendere grandi fuochi per la cucina. Immagina dunque il nostro sbigottimento, quando all'improvviso il comandante della nave fece suonare la tromba d'allarme e ci richiamò tutti al vascello.
Poiché quella in cui ci eravamo accampati non era affatto un'isola, bensí un pesce gigantesco - il quale cosí a lungo era rimasto sdraiato sulla superficie dell'oceano che quantità di polvere e sabbia e terriccio gli si erano posati sulla schiena al punto da far crescere quel rigoglioso sottobosco in cui andavamo a caccia. 
E adesso il calore dei nostri fuochi l'aveva talmente disturbato che si stava inquietando: con lenti brividi il pesce inarcò i muscoli del dorso e di colpo s'immerse nelle fredde profondità dell'oceano, lasciando a galleggiare in un atollo di alberi e cespugli sradicati quanti di noi non avevano fatto in tempo a imbarcarsi.

Soltanto con estrema difficoltà riuscii a salvarmi dall'annegamento, approdando su una costa sconosciuta, e solo per una curiosa coincidenza, qualche tempo dopo, trovai di nuovo le merci che avevo lasciato a bordo della nave; ma compii poi altri numerosi viaggi, con nuove avventure.»

 

Sindbàd il marinaio

 

     
 

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