Cola PesceColapisci: l'uomo che diventa pesce per necessità o per sceltaI ricordi di Colapesce: Fatti di cuore

Al-Ghaliyya Bint Afansur
Regina dei sette mari

Sul fondo di sette mari viveva la regina  Al-Ghaliyya Bint Mansur, in un grande palazzo con sette porte.
Ella era bellissima, ed i suoi capelli erano così lunghi, che le servivano da coperta quando dormiva. Al-Ghaliyya Bint Mansur, oltre ad essere la regina dei sette mari, comandava anche tutti gli uccelli, tra cui l'aquila, che aveva il compito di trasportarla sulle sue ali e di sorvegliare il palazzo.
La regina, infatti, rimaneva sveglia per un anno, compiendo lunghi viaggi e l’anno seguente dormiva, avvolta nei suoi capelli.

Un giorno, sulla terra, un uomo udì parlare della regina e se ne innamorò perdutamente, cosicché passeggiando in riva al mare urlò:
- Coprirò d’oro e d’argento colui che mi farà conoscere la regina dei mari.

Un uccello lo udì e gli rispose:
- Non occorre nè oro nè argento. È sufficiente che tu porti in riva al mare il tuo cavallo e lo sacrifichi all’aquila dei mari.

L’uomo subito andò a prendere il cavallo, lo portò in riva al mare e lo sacrificò. L’aquila dei mari, accompagnata da una miriade di uccelli, arrivò e, dopo aver banchettato, chiese:
- Perché questo sacrificio?

- Perché voglio conoscere la regina dei mari - rispose l’uomo.

- Io ti trasporterò - disse l’aquila - ma tu dovrai prepararmi sette piatti di carne e sette calici di sangue del tuo cavallo per nutrirmi durante il viaggio.

L’uomo accetto, preparò i sette piatti di carne e i sette calici di sangue e con essi nutrì l’aquila durante il viaggio.
Giunsero al palazzo. L’aquila apri le sette porte e condusse l’uomo nella camera dove Al-Ghaliyya Bint Mansur dormiva, coperta solamente dai suoi capelli. L’uomo la amò e la mise incinta; poi ripartì in groppa all’animale e tornò sulla terra.
Dopo un anno, la regina si svegliò e trovò il suo ventre ingrossato. La sua collera fu tale, che convocò tutti i ginn e parlò loro cosi:
- Durante il sonno, la mia castità è stata violata. Voglio trovare il colpevole e colui che mi ha tradita, e infliggere loro il più grande dei castighi. Voi, miei servitori, dovete ubbidirmi!

L’aquila, spaventata, comprese la gravità di ciò che aveva fatto e confessò tutto.
Rispose la regina:
- O aquila, tu sei stata un’irresponsabile, ma non voglio punirti. Dovrai guidare l’esercito dei ginn sulla terra e ritrovare l’uomo che mi ha offesa.

L’aquila partì alla testa del grande esercito, e, quando giunse sulla spiaggia dove aveva trovato l’uomo, i ginn cominciarono a soffiare tutti insieme e scatenarono una furiosa tempesta. Tutte le case crollarono e gli alberi furono sradicati dal suolo. Gli abitanti, terrorizzati, fuggirono gridando.
Quando tutto fu distrutto, la regina comparve e gridò:
- Questa e la punizione per colui che mi ha violata, mettendomi incinta.

L’uomo colpevole disse:
- Io ti amavo così tanto che se non ti avessi posseduta sarei morto. Soltanto ora mi accorgo di avere commesso un crimine. Punisci me, ma non accanirti su questi innocenti.

La regina, colpita dalla lealtà e anche dalla bellezza dell’uomo, non ebbe più il coraggio di vendicarsi e rispose:
- Tu mi hai resa madre e adesso provvederai a me e a mio figlio.

L’uomo felicissimo acconsentì subito a sposare Al-Ghaliyya Bint Mansur.
L’esercito dei ginn li trasportò al castello dei sette mari dove vissero a lungo felici.

   

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