Cera
una volta molti molti anni fa nellisola dOgnissanti una fanciulla, a nome
Minna, di bellezza così straordinaria che la gente diceva: - Non sembra neppure figlia di una povera filatrice e di un pescatore,
sembra figlia del Re del Mare.
E a furia di
sentirsi dire così, la fanciulla era montata in superbia e sdegnava di maritarsi coi
giovani dellisola, rispondendo loro sdegnosamente: - Io sono troppo bella e troppo fiera per sposare uno di voi: a me è
destinato un principe o un giovane Re dei Mari.
La udì il vecchio
Re dei Mari che stava acquattato dietro uno scoglio, la ghermì e la porto nelle
profondità, dellOceano, perché si purgasse un poco della sua superbia.
Ma quando
il suo giovane figlio, che era biondo e bello e aveva una bontà angelica, seppe della
venuta di Minna, volle vederla per cercar di salvarla.
Vederla e
invaghirsene fu un momento solo. E chiese a suo padre di dargliela in moglie. Ma
figuratevi se poteva acconsentire il vecchio Re!
- Tu devi sposare una tua pari, figliuolo mio. Una principessa del Mare, e
non unumile pescatrice. Anzi domani stesso andrai a nozze con Margaret, la figlia di
un grande della nostra Corte che, per avvenenza, può dar dei punti a questa fanciulla
terrestre. Obbedisci, altrimenti perderai il trono.
E il giovane
principe dovette obbedire al padre, se non volle esser cacciato dal regno subacqueo.
Lindomani il corteggio si avviò verso la grande chiesa verdazzurra nel fondo del
mare, dove doveva essere celebrato il matrimonio, e la povera Minna fu lasciata in cucina
con lordine di preparare un gran pranzo per tutta la Corte: se ogni cosa non fosse
stata a puntino, sarebbe stata condannata a morte. Ma come poteva fare un pranzo quella
disgraziata ragazza, se le avevano lasciato il fuoco spento e le pentole vuote?
Il giovane
principe, mentre il corteo stava procedendo verso la chiesa, fu visto tornare indietro:
- Dove vai?
–
gli chiese il padre, severo.
- Vado a prendere lanello nuziale che ho dimenticato. Torno subito.
Ma il principe si
diresse invece nelle cucine, asciugò le lagrime di Minna e disse al fuoco: - Accenditi!
- e alla pentole: -
Cucinate polli e pesci - e
quando fu ben sicuro che la sua diletta era salva dalla morte, tornò a raggiungere il
corteo, a cavallo di un puledro bianco come le spume del mare.
Così il Re, quando
vide che il pranzo era tutto pronto, dovette rimandare luccisione della fanciulla.
Non voleva passare come crudele e ingiusto rispetto al suo popolo e a suo figlio:
daltronde quella splendida ragazza ormai gli dava fastidio nella sua Corte e voleva
punirla di avergli fatto innamorare il figliuolo.
Il Re disse a
Minna: - Stasera,
quando gli sposi andranno nella camera nuziale, tu resterai di fuori con una candela
accesa: io sarò li vicino; avvertimi quando la candela si spegnerà fra le tue dita.
E Minna obbedì.
Il
figliuolo che, trepido, vegliava sulla sorte di lei, aveva udito quelle parole e ne aveva
capito il recondito significato: la vita della fanciulla era in pericolo perché, nel
momento stesso in cui la candela si sarebbe spenta, il Re poteva senza rimorsi uccidere la
ragazza.
Quando vide che la
candela si era consumata tutta e gli ultimi resti di cera erano fra le dita di lei, egli
diede il mozzicone di candela in mano alla moglie e le disse: - Tienila e, se il Re mio padre ti chiede se è spenta, rispondi di si.
Infatti il Re fece
poco dopo la domanda e, appena ebbe avuta risposta affermativa, si lanciò sulla sposa e
con un colpo di spada le recise la testa.
.....
.....
- Tu non hai voluto chio sposassi Minna
disse suo figlio.
Ed ecco quel che hai ottenuto. Ora, se non lasci chio sposi la donna che
amo, molti dispiaceri ancora peseranno su di te.
Il Re, se pure a
malincuore, dovette acconsentire e furono celebrate le nozze del principe e di Minna.
Giorni felici passarono per i due sposi: il principe era tanto affettuoso e gentile! Ma un
giorno Minna sentì la nostalgia della sua casa e scongiurò il marito di permetterle di
rivedere la sua mamma e il suo babbo solo per qualche ora.
- Voglio accontentarti
disse il buon principe del Mare ma
ricordati, quando sarai sulla terra, di non lasciarti toccar la mano da nessuna creatura
umana.
Minna promise, ed
egli le costruì un meraviglioso ponte di cristallo, che dal fondo del mare la condusse
fin sulla spiaggia della sua isola nativa.
Quando essa entrò in casa, suo padre e sua
madre sedevano tristi a tavola e non la riconobbero, tanto sera fatta splendida e
tanto era vestita sontuosamente.
Ma fu soltanto un momento: Minna si gettò fra le loro
braccia rievocando la sua infanzia e raccontando la sua avventura nelloceano.
I genitori parevano
impazziti dalla gioia. Purtroppo però essa, nella felicita di rivedere i suoi, si era,
dimenticata la raccomandazione dello sposo e si era lasciata stringere la mano da suo
padre.
Da quel momento, dimenticò tutto quel che le era accaduto, dimenticò persino di
essere sposata. al Principe del Mare e rimase tranquilla nella casa dei pescatori.
Se non che ogni
notte lamenti e nenie dolorose turbavano il suo sonno. - Saranno le sirene che cantano le loro nostalgiche canzoni!
– essa pensava.
E cercava di
addormentarsi a quel canto. Ma una notte il richiamo fu tanto triste e insistente, che la
fanciulla si alzò. Al lume della luna vide il principe del Mare che cantava, pallido,
disteso sulla riva:
- Perché non torni, mia sposa? Non ricordi più quel che feci per te? Io
ti salvai la vita, io ti amo, mia piccola Minna! Perché mi hai abbandonato?
E Minna scese, come
attratta irresistibilmente da quel canto. Diede un bacio a sua madre che dormiva e se ne
andò diritta verso la riva del mare. Il suo posto era ormai accanto a colui che
laveva salvata e che lamava.
Il principe le diede la mano, radioso di
felicità, e se la condusse attraverso il ponte di cristallo nella sua reggia di alghe e
di coralli.
Da allora nessuno
più ha veduto nellisola di Ognissanti la bella Minna, figlia di pescatori!