Batoka e la luna
Allah, un giorno, chiamò Batoka, luomo dello
spazio. E gli disse:
-
Skuba, il figlio dellaria, è un ragazzaccio. Nelle calde notti
estive si diverte a correre per il firmamento. Ha piedi immensi che pesano come montagne.
Se una stella viene urtata da lui, si sgretola, cade in pezzi minutissimi sopra la terra.
Per colpa di Skuba, il mio tesoro va disperdendosi. Provvedi tu, che sei attivo e
intelligente, a rifornire di stelle i campi del cielo.
- Farò il possibile per accontentarti, o padre divino promise
Batoka, e corse da Marriga, l'alchimista prodigioso il cui bianco castello sorgeva sopra
una nuvola.
-
Marriga, buon amico, voglio un gran pezzo doro zecchino. Ne ho
bisogno per costruire astri, molti astri.
- Lopera a cui pensi di accingerti
lodò
lalchimista è assai nobile. Così non morirà la dorata poesia della
notte, e gli uomini dal cuore greve, gli uomini insonni, potranno trovare, nel firmamento
luminoso, conforto e dolcezza. Ti offrirò, con gioia, loro più fulgido.
Marriga si recò nelle sue stanze segrete e ritornò con un disco giallo
da cui si sprigionavano intensi barbagli.
Batoka l'agguantò e, dopo avere ringraziato
lamico, se ne andò per i fatti suoi. Ma quel metallo pesava enormemente. Dovette
fermarsi a deporre ai suoi piedi il preziosissimo carico.
Fu allora che gli uomini, levando gli occhi al cielo stellato, videro
risplendere, per la prima volta, la luna.
Quando si fu riposato, Batoka riprese la strada.
Giunto in un vasto campo in cui brillavano gli occhi di molti astri, tagliò un pezzo
doro al disco lucente e si diede a lavorare con molto impegno..
Le stellucce uscivano dalle sue mani alacri come gli gnocchi dalle mani di
un cuoco. E gli uomini, guardando il firmamento, si stupirono.
Poi pensarono che la luna
fosse una grande torta e che i bimbi del cielo ne avessero mangiato una buona parte.
Batoka continuò la sua fatica, servendosi delloro di Marriga.
E gli
uomini della terra, una notte, non videro neanche una briciola della supposta torta. Ma
nel cielo raggiavano molti astri di più.
Allah giudicò perfetta l'opera del suo bravo
servo.
- Sei un meraviglioso operaio
disse a Batoka la tua
fatica è stata dura. Riposati per un poco di tempo. Poi ricomincia a fabbricar stelle.
Luomo dello spazio dormì sette giorni e sette notti, poi ritornò
da Marriga.
- Ho ancora bisogno di oro zecchino.
- Oro? Ne ho poco, questa volta. Vedi? II disco luminoso è appena
incominciato.
- Non crucciarti, dammi ciò che puoi. Mi recherò, per avere altro
metallo, dal mago Piras e da Zirani, il genio delle nuvole.
Batoka prese loro e si recò in un campo del firmamento. Posò, tra
i fiorellini di luce, il disco incompiuto e si recò da Piras la cui casa di fuoco sorgeva
sulle rive del Fiume dOmbra.
Gli uomini, in terra, osservavano il cielo con meraviglia.
E facevano i
propri commenti.
- E' riapparso un pezzo di luna, un pezzo di torta.
Ma la luna, la torta, lavevano mangiata tutta i bimbi ingordi
dellaria. Che pasticcio è questo?
Batoka ottenne da Piras un bel pezzo doro e laggiunse al disco
lucente. Un secondo pezzo lo ottenne da Zirani, e così poté completare il disco di luce.
Gli uomini ebbero di nuovo la gioia della luna piena, della torta intatta. Una gioia che
tuttavia, non durò a lungo. Perché luomo dello spazio ricominciò a fabbricare
stelle. La luna andò assottigliandosi e finì per sparire completamente unaltra
volta.
Batoka ritornò da Marriga e le cose si ripeterono. E si ripetono sempre,
da secoli. Perché Skuba, il ragazzaccio, figlio dell'aria, continua a correre per il
firmamento e urta le stelle, le spezza, le fa cadere. E Allah non vuole che
nellimmenso scrigno del cielo gli astri diminuiscono.
Allah vuole che la notte sia sempre bella e parli della sua potenza
innata. Perché Batoka dovrà lavorare in eterno.
Leggenda araba
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