Cola PesceColapisci: l'uomo che diventa pesce per necessità o per sceltaI Ricordi di Cola: Fatti di Luna, miti e leggende della luna


Batoka e la luna

Nino - Anni 30

Allah, un giorno, chiamò Batoka, l’uomo dello spazio.  E gli disse:
- Skuba, il figlio dell’aria, è un ragazzaccio. Nelle calde notti estive si diverte a correre per il firmamento. Ha piedi immensi che pesano come montagne. Se una stella viene urtata da lui, si sgretola, cade in pezzi minutissimi sopra la terra. Per colpa di Skuba, il mio tesoro va disperdendosi. Provvedi tu, che sei attivo e intelligente, a rifornire di stelle i campi del cielo.

- Farò il possibile per accontentarti, o padre divino – promise Batoka, e corse da Marriga, l'alchimista prodigioso il cui bianco castello sorgeva sopra una nuvola.

- Marriga, buon amico, voglio un gran pezzo d’oro zecchino. Ne ho bisogno per costruire astri, molti astri.

- L’opera a cui pensi di accingerti – lodò l’alchimista – è assai nobile. Così non morirà la dorata poesia della notte, e gli uomini dal cuore greve, gli uomini insonni, potranno trovare, nel firmamento luminoso, conforto e dolcezza. Ti offrirò, con gioia, l’oro più fulgido.

Marriga si recò nelle sue stanze segrete e ritornò con un disco giallo da cui si sprigionavano intensi barbagli.
Batoka l'agguantò e, dopo avere ringraziato l’amico, se ne andò per i fatti suoi. Ma quel metallo pesava enormemente. Dovette fermarsi a deporre ai suoi piedi il preziosissimo carico.
Fu allora che gli uomini, levando gli occhi al cielo stellato, videro risplendere, per la prima volta, la luna.
Quando si fu riposato, Batoka riprese la strada. Giunto in un vasto campo in cui brillavano gli occhi di molti astri, tagliò un pezzo d’oro al disco lucente e si diede a lavorare con molto impegno..
Le stellucce uscivano dalle sue mani alacri come gli gnocchi dalle mani di un cuoco. E gli uomini, guardando il firmamento, si stupirono.
Poi pensarono che la luna fosse una grande torta e che i bimbi del cielo ne avessero mangiato una buona parte.
Batoka continuò la sua fatica, servendosi dell’oro di Marriga.
E gli uomini della terra, una notte, non videro neanche una briciola della supposta torta. Ma nel cielo raggiavano molti astri di più.
Allah giudicò perfetta l'opera del suo bravo servo.
- Sei un meraviglioso operaio – disse a Batoka – la tua fatica è stata dura. Riposati per un poco di tempo. Poi ricomincia a fabbricar stelle.

L’uomo dello spazio dormì sette giorni e sette notti, poi ritornò da Marriga.
- Ho ancora bisogno di oro zecchino.

- Oro? Ne ho poco, questa volta. Vedi? II disco luminoso è appena incominciato.

- Non crucciarti, dammi ciò che puoi. Mi recherò, per avere altro metallo, dal mago Piras e da Zirani, il genio delle nuvole.

Batoka prese l’oro e si recò in un campo del firmamento. Posò, tra i fiorellini di luce, il disco incompiuto e si recò da Piras la cui casa di fuoco sorgeva sulle rive del Fiume d’Ombra.
Gli uomini, in terra, osservavano il cielo con meraviglia. E facevano i propri commenti.

- E' riapparso un pezzo di luna, un pezzo di torta.

Ma la luna, la torta, l’avevano mangiata tutta i bimbi ingordi dell’aria. Che pasticcio è questo?
Batoka ottenne da Piras un bel pezzo d’oro e l’aggiunse al disco lucente. Un secondo pezzo lo ottenne da Zirani, e così poté completare il disco di luce. Gli uomini ebbero di nuovo la gioia della luna piena, della torta intatta. Una gioia che tuttavia, non durò a lungo. Perché l’uomo dello spazio ricominciò a fabbricare stelle. La luna andò assottigliandosi e finì per sparire completamente un’altra volta.
Batoka ritornò da Marriga e le cose si ripeterono. E si ripetono sempre, da secoli. Perché Skuba, il ragazzaccio, figlio dell'aria, continua a correre per il firmamento e urta le stelle, le spezza, le fa cadere. E Allah non vuole che nell’immenso scrigno del cielo gli astri diminuiscono.

Allah vuole che la notte sia sempre bella e parli della sua potenza innata. Perché Batoka dovrà lavorare in eterno.

Leggenda araba

   

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