Improvviso chiarore sul
porto
Verranno le notti. Le estive
grandiose notti che un fiato
caldo c'involge, e odorano
sì acutamente i gerani
sul mare oscuro, ondante.
E a poco a poco, frattanto
che nelle stanze risuonano
dilette risa, e faccende
e suoni della imminente
cena, s'alza la luna dal monte
e sopra il mare rompe
in pianto di gioia. Rivela
le barche, saluta i fiori
del mio balcone, le donne
saluta che in tenebre cantano,
e i marinai che sul molo
passeggiano ilari. In tutte
le stanze penetra la luna
e tutti i letti rivela
bianchi e gli oscuri angoli
dove si pianse. E il mio rivela
ancora dall'ambra,
dove io piansi di acerba
malinconia. Ricordi ?
dirà vagamente la luna.
Subito mentre ella vola
per i balconi festivi
a illuminare le graziose trecce
delle fanciulle popolane intente
a pensieri d'amore,
afferrerà il mio cuore
spavento. Io te
ricorderò, che candido passasti,
con un sorriso, dentro l'alba mia,
e sparisti, e nessuna cura valeva richiamarti. In pianto
io romperò, veloce,
sulla memoria atroce e delicata.
Tutta notte riversa,
fra bei canti, starò sul letto mio:
solo sul tardi un fine
raggio dalla smarrita
mia figura nel sonno andrà fuggendo
e raccontando questo scherzo al mare.
Anna Maria Ortese
Improvviso chiarore sul porto
1934
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