Cola PesceColapisci: l'uomo che diventa pesce per necessità o per sceltaI Ricordi di Cola: Fatti di Luna, miti e leggende della luna


La Luna e le stelle

Firenze anni '60 - Foto Angelo Biondi

Nella foresta, tra gli alberi forti e maestosi, c’era un alberello stento, di cui i vegetali suoi compagni si vergognavano molto.

- Ma chi sei, tu? – disse un giorno, al misero, il larice superbo. – Chi sei? Nessuno, guardando il tuo tronco squallido che finisce con due rametti tisicuzzi, riuscirebbe a darti un nome. Non conosci l’orgoglio delle gemme, la grazia delle foglie. Tu partecipi all’esistenza, da mendico. Tra di noi, che siamo belli e robusti, sei una stonatura, un’ombra. Perché non domandi al tagliaboschi due provvidi colpi d’ascia, che spezzino l’incubo della tua vita inutile?

Il piccolo albero non rispose. Spiò, guardando il vasto cielo, l’arrivo della notte. Solo a notte, nel buio misericordioso, concesse alla sua tristezza il sollievo delle lagrime.
Piangendo si lagnava:

- Perché non ho, come i miei splendidi compagni, una chioma ricca; perché, pur vivendo e amando la vita, porto i segni tragici della morte? O notte, fammi un regalo: accendi sul mio povero tronco una luminosa corolla e obbliga coloro che mi disprezzano, coloro che desiderano la mia fine, ad ammirarmi, a invidiarmi.

La notte ebbe pietà del piccolo implorante e posò sul suo tronco una gran chioma di luce. L’albero si sentì subito forte e giocondo, più bello dei compagni. L’orgoglio lo spinse in alto, in alto. Il tronco esile si levò nell’ombra, la corolla luminosa toccò il nero velluto del cielo notturno.
Il cielo notturno ebbe un fremito di letizia. Non aveva mai veduto un prodigio simile. Agguantò la chioma fulgida, la staccò dal tronco e l’appese alla gran volta buia.

Era nata la Luna, poesia della notte. Ma la Luna aveva freddo, molto freddo. Babbo Cielo, allora, afferrò il lungo tronco dell’albero, lo estirpò dalla terra e fece, con esso, nella sua casa vasta e buia, un gran fuoco per riscaldar la Luna.
Miriadi e miriadi di scintille si levarono dal lungo ceppo, si sparsero nello spazio e formarono le luminose famiglie degli astri.
L’alberello misero e disprezzato diventò, così, il padre del firmamento d’oro.

   

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