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Un tempo non esistevano né la luna, né le stelle,
e le notti erano, perciò, terribilmente buie. - Ubbidirò, gran padre Ilmarinen rispose Dain, la maga delle altezze.
Il Dio, contento dellopera propria, creò anche le stelle: tonde, di vetro
argentato, con piccoli lumi dentro, e anche queste affidò alla maga delle altezze. Il
Diavolo, la prima notte in cui vide risplendere le lanterne del cielo, andò in collera. La luna, neanche a dirlo, continuò a sfolgorare in alto. "Bisogna" pensò il Diavolo "tingere di nero quel faccione imperturbabile".
Colmò una secchia di pece, costruì una scala lunghissima e poi chiamò un
demonietto.
Il demonietto, felicissimo dellincarico, ubbidì con prontezza. Ma, quando giunse al sommo della scala, messer Belzebù, con un fragoroso starnuto, compromise in modo irreparabile lequilibrio del demonietto fedele, ed egli cadde a terra col secchio. La pece si rovesciò tutta addosso a Satana, che da quel giorno diventò nero come i suoi peccatacci. Tuttavia il manigoldo non si arrese. Colmò di pece un nuovo secchio e diede a unaltro piccolo demonio lincarico di salir la scala e di tingere la luna. Ma Ilmarinen, che dormiva con un occhio solo nel bosco, si svegliò proprio quando il servitorello del Diavolo incominciava a spennellare di pece la lampada dei cieli. Il Dio, indignatissimo, punì il demonietto, ordinandogli di restar eternamente nella luna col suo secchio e col suo pennello, e castigò Satana a vivere per sempre nelle tenebre del sottosuolo. Il piccolo diavolo, prepotente e testardo, trascorre il tempo tingendo la povera luna. La luna, di quando in quando, si lava, tuffandosi nelle onde del mare; non riesce tuttavia a pulirsi bene, e il suo faccione perciò è cosparso di macchie nere.
Fiaba Estone
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