Il mare e le stelle
La terra era arida, triste.
Non labitava
che il gigante Korka. Questi, una notte, stropicciando tra loro due sassi di silice, fece
scoppiettare il fuoco. Gli parve che il mondo, col calore, fosse diverso, più bello, più
lieto. Pensò di ricoprire la terra con un torrido involucro di fiamma e accese perciò un
rogo immenso.
Korka si spaventò
subito dellincendio che aveva suscitato e cercò, correndo come un folle, di
salvarsi dalle infinite, rosse, avide bocche avvampanti.
Jecha,
dallalto, vide lincendio terribile ed ebbe timore che le fiamme distruggessero
la terra che egli aveva creato. Chiamò Lel-Polel, Dio della pioggia, e gli ordinò di
versare, sul gran rogo, le sue cateratte. Lacqua violentissima scatenò un turbine
di scintille. Le scintille si levarono, si sparsero nel cielo, vi rimasero accese,
luminose. Il fuoco, a poco a poco, si spense.
Restarono, in alto,
le scintille, luminosi punti doro. Lacqua continuò a precipitare per giorni,
per mesi, per anni. Riempiva baratri e valli, sommergeva pianure, saliva il declivio dei
colli.
E Korka si sottraeva con fatica al suo assalto, allassalto delle
onde.
Come aveva fatto per difendersi dal fuoco, correva anche adesso follemente,
disperatamente, quà e là. Le lagrime rotolavano come grosse palle dal suo volto di
gigante, scivolavano fino allacqua.
Erano lagrime
salate, e anche lacqua diventò salata. Il diluvio infine cessò. Sulla terra ormai
esisteva il mare, e sopra la terra, di notte, si potevano vedere, a ricordo del terribile
rogo, le scintille dorate, le stelle luminose.
Korka allora, esausto, andò a coricarsi sul terreno umidiccio di
unimmensa caverna.
Il suo sonno dura da secoli.
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