Il quarto di luna e le lucciole
Paigar, il signore del
cielo, disse a sua moglie:
- Su, donna,
prepara una gran torta. Le stelle nostre figliuole hanno un grande appetito, vogliono
mangiare.
La massaia,
manipolando uova, farina e miele, preparò la torta: una torta immensa, soffice, con una
crosta lucida e dorata. Figurarsi le stelle, quando la videro! Non aspettarono che la
mamma facesse loro le parti.
Si gettarono avide sul pasticcio, e una tirava di qua, una
pizzicava di là, unaltra affondava nella pasta dolcissima i denti e le unghie,
altre ancora, non riuscendo a servirsi, si attaccavano alle trecce e alle orecchie delle
sorelline.
Una parte di torta,
ridotta in briciole, cadde sulla terra. La massaia scoppiò in pianto.
- Povera mia
fatica!
Paigar prese il
pasticcio, ridotto ormai a un solo quarto, e lo appuntò al bruno velluto del cielo, poi
scese nel mondo e animò, trasformandole in insettucci luminosi, le briciole cadute.
Disse alle figlie:
- O golosacce,
non mangerete dolci per otto secoli e confortò la moglie:
Non
disperarti. Vedi come risplende, in alto, lo spicchio di torta? Resterà sempre cosi,
luminoso e bello, e nessuno riuscirà mai a mangiarselo. Guarda giù: un poco di
firmamento sfavilla nellombra delle notti terrestri, palpita tra lerbe, i
fiori e le siepi. Sono le lucciole, sono le briciole che tu piangevi perdute.