Cola PesceColapisci: l'uomo che diventa pesce per necessità o per scelta


Mare e notte

Foto Alberto Biondi

Il mare bituminoso schiaccia ombre
contro se stesso. Cavità d'azzurri
cupi restano quiete all'inarcarsi dell'onde.
Ampia voluta d'acciaio rimarrebbe
prontamente forgiata se l'istante
successivo non abbattesse l'alto edificio.
Tumulti, cataclismi di volumi
irrompono dall'alto fino all'ampia base,
che sorda si consuma,
ingoiatrice di se stessa e del tempo, contro l'aria
murale, torpida all'urto.
Sotto cieli altissimi e neri
muggisce - clamore - la bocca
profonda e chiede notte.
Bocca - mare - tutto in lei chiede notte;
notte intensa, molto buia e grande,
per le sue orride fauci, e mette in mostra
tutti i suoi bianchi denti di spuma.
Una piramide linguiforme
di massa torva e fredda
s'alza. invoca,
si sprofonda subito nella concava gola
e trema giù in basso, pronta di nuovo
a sollevarsi, avida dell'alta notte,
che ruota nei cieli
- rotonda, pura, estranea, oscura -
dolce nella serenità dello spazio.
Al di sotto si dibattono le inutili forze.
Torso e membra. Le dure
contrazioni mostrano
muscoli emersi, sferiche masse,
algidi commiati.
Sembra avvinto al profondo
abisso del mare, in croce, volti gli occhi
all'alto cielo, sul punto di staccarsi,
violento, urlante, inchiodato al nero alveo.
Mentre la notte ruota
in pace, graziosa, bella,
in compatto declino, senza rigare affatto
lo spazio, capace d'orbita e d'ellissi
costanti, fino a sprofondare nel dolce
chiarore già lattiginoso,
molle gramigna dove
potersi spegnere, rilucente di segreti attriti,
pulita, fulgida
maestra in superficie.

 

Vicente Aleixandre
Ambito
1928


Mar y noche

Foto Alberto Biondi

 

El mar bituminoso aplasta sombras
contra sí mismo.
Oquedales de azules
profundos quedan quietas al arco de las ondas.
Voluta ancha de acero quedaría
de súbito forjada si el instante
siguiente no derribase la alta fábrica.
Tumultos, cataclismos de volúmenes
irrumpen de lo alto a la ancha base,
que se deshace ronca,
tragadora de sí y del tiempo, contra el aire
mural, torpe al empuje.
Bajo cielos altísimos y negros
muge - clamor - la honda
boca, y pide noche.
Boca - mar - toda ella, pide noche;
noche extensa, bien prieta y grande,
para sus fauces hórridas, y enseña
todos sus blancos dientes de espuma.
Una pirámide linguada
de masa torva y fría
se alza, pide,
se hunde luego en la cóncava garganta
y tiembla abajo, presta otra
vez a levantarse, voraz de la alta noche,
que rueda por los cielos
- redonda, pura, oscura, ajena -
dulce en la serenidad del espacio.
Se  debaten las fuerzas inútiles abajo.
Torso y miembros. Las duras
contracciones enseñan
músculos emergidos, redondos bultos,
álgidos despidos.
Parece atado al hondo
abismo el mar, en cruz mirando
al cielo alto, por desasirse,
violento, rugiente, clavado al lecho negro.
Mientras la noche rueda
en paz, graciosa, bella,
en ligado desliz, sin rayar nada
el espacio, capaz de órbita y comba
firmes, hasta hundirse en la dulce
claridad ya lechosa,
mullida grama donde

cesar, reluciente de roces secretos,
pulida, brilladora,
maestra en superficie.

 

Vicente Aleixandre
Ámbito
1928

Foto di Alberto Biondi - Stretto di Messina

   

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