Cariddi
Cari Mostri
(...)
Fate,
draghi, sirene, vulcani.
Nel
Mediterraneo, uno dei più famosi "mostri marini" si chiamò
Cariddi.
Fu
fatale voragine non solo nella leggenda d'Ulisse: nel Mediterraneo antico,
per i pescatori, "il fondo dell'abisso che inghiotte" è sempre
stato immaginato come una bocca in agguato.
Tra
Cariddi e Scilla i marinai sanno bene (anche oggi) quanto siano pericolose
per i piccoli natanti le correnti impetuose, i venti infidi.
Ma qui i marinai antichi - da Ulisse in poi - avevano anche un altro
timore: le sirene.
"Fanciulle
marine che ingannano i marinai
con il loro bellissimo aspetto e li allettano col canto; esse, dal capo
all'ombelico hanno corpo di vergine e sono in tutto simili alla specie
umana, ma hanno squamose code di pesce che nascondono sempre, nei
gorghi".
Parole
di mille anni or sono, dal capitolo sesto del Liber Monstrorum di
Olaus Magnus, ove delle sirene si parla per la prima volta come di esseri
per metà marini e per metà umani.
In
un mattino di sole vidi al lavoro un pittore di Riposto, in Sicilia.
Sullo scivolo a mare del porticciolo è stato tratto in secco uno scafo; e
lui lo sta ridipingendo. A prua lo sta ornando con l'immagine di una
sorridente adescatrice,
squamosa e popputa.
E mi ricordai, allora, che secondo uno studioso, il francese Faral, quel
"nascondere
qualcosa con la coda" è simbolico riferimento alla
"perdizione
sessuale" con cui le sirene portavano alla dannazione. Il che
significa che anche quand'è bella, la sirena è un mostro.
(...)
Folco
Quilici - L'avventura del Mare
Hesperia - Da Aquileia al Mare di Sicilia
Arnoldo Mondadori Editore
www.colapisci.it
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