Fiaba francese
La
sirena
La maggior parte delle
fiabe inizia con "c'era una volta". Così comincia anche la mia.
C'era una volta un povero pescatore che
non riusciva quasi a sfamare i sei figli, e la moglie era in attesa del settimo.
Un giorno
gettò le reti con la solita mestizia nel cuore e, all'improvviso, si accorse che una
creatura strana e di colore argenteo - almeno così gli parve - vi era rimasta impigliata
e si dimenava.
Alla svelta trasse la rete fuori dell'acqua e si stupì enormemente vedendo
quel che aveva pescato: una sirena, una donna con il corpo di un pesce e i capelli
d'argento; aveva sempre pensato che simili esseri esistessero solo nei racconti dei
vecchi.
La
sirena così parlò:
-
Pescatore, concedimi la
libertà. Il tuo gesto non ti tornerà a svantaggio, sarai anzi ricco e
felice. Proprio ora è venuto al mondo il tuo settimo figlio. È un maschio.
Portamelo perché gli dia un bacio.
Il pescatore si mosse a pietà della sirena e la
lasciò libera.
Neanche un istante dopo la sua barca era piena zeppa di pesci e così
pesante che per miracolo non affondò. Tornato a casa, vide che tutto era come la sirena
aveva detto: la moglie aveva partorito un maschietto. Allora le raccontò che cosa gli era
capitato, ma la donna fu colta da uno sgomento terribile e disse:
- A
mio parere, la sirena è un fantasma. Chi ti dice che non sia alleata con il diavolo?
Prima, comunque, battezziamo il piccino in modo che non gli sia negata la beatitudine
celeste.
Il pescatore fece venire il prete, e il bambino
ricevette il battesimo. Dopo di che il padre se lo prese tra le braccia e raggiunse il
lago. Non dovette aspettare: la sirena si era già spinta a nuoto fino a riva. Impresse un
bacio sulla fronte del neonato, quindi porse al pescatore una moneta d'oro e così parlò:
-
Mettila sulla soglia di casa
tua, sotto la porta. Domani, dall'alba al tramonto, scrosceranno dalla cappa
del camino così tante monete che basteranno a renderti ricco e felice fino
alla fine dei tuoi giorni.
Sennonché, contemporaneamente, si predispose a
inabissarsi, decisa a portare con sé il piccino tra i flutti.
Il pescatore fu lesto a
strapparglielo dalle mani e con quanto fiato aveva in corpo corse a casa.
La sirena fece
in tempo a gridargli:
-
Prima o poi avrò il bambino
perché mi appartiene.
Il padre attaccò il neonato al seno della madre e
nascose la moneta sotto la porta. Il mattino seguente, a cominciare dalle prime luci del
giorno, piovvero soldi d'oro dalla cappa del camino e il getto non si interruppe fino al
tramonto.
Che gioia! Subito i poveretti si comperarono dei bel vestiti, scarpe, cavalli,
mucche e terre. Poi la famiglia diede una festa. Al banchetto furono serviti ottimi cibi e
vino della migliore qualità. Essendo ormai ricchi, i genitori di Francois poterono
permettersi di mandare i figli in buone scuole. Il più piccolo, Francois appunto, era il
più studioso e il più bello ma, ogni volta che lo osservavano, il padre e la madre si
ricordavano inevitabilmente della sirena, sicché lo tennero d'occhio con particolare
attenzione procurando che non si avvicinasse mai all'acqua.
Francois, quando compì diciotto anni, credette di
avere imparato a sufficienza e volle vedere il mondo. I genitori, per quanti tentativi
facessero, non riuscirono a dissuaderlo e perciò gli diedero monete d'oro e d'argento in
abbondanza. Gli diedero anche un buon cavallo e un servitore.
Al momento del commiato, esclamarono:
-
Caro figlio, bada di non avvicinarti mai all'acqua. Sarebbe la tua rovina!.
-
Cari genitori, ve lo prometto.
Ma il giovane dimenticò alla svelta la promessa
fatta ai genitori.
I due - Francois e il servitore - partirono alla volta di Parigi.
Cavalcarono per giorni e giorni. Mentre attraversavano una vasta landa deserta,
s'imbatterono in un lupo, in uno sparviero e in un bombo che si contendevano la carcassa
di un toro.
Francois chiese loro se dovesse dirimere la controversia. Gli animali
accettarono la proposta con riconoscenza. Il giovane assegnò al lupo la carne e le ossa,
allo sparviero le interiora e al bombo il sangue del bovino morto.
Il lupo disse:
- Per
ricompensarti dell'aiuto, ti concedo di trasformarti in lupo in qualsiasi momento tu lo
voglia.
Poi parlò lo sparviero:
- D'ora
in avanti potrai trasformarti in uno sparviero in qualsiasi momento lo voglia
- e il
bombo aggiunse:
- Non devi far altro che chiamarmi, se hai bisogno
di me
Francois riprese di nuovo sembianze umane e
proseguì il viaggio da solo.
Giunse a una grande palude dove c'erano molte anatre.
Fece
l'atto di catturarne una pensando in cuor suo:
- Un'anatra
così mi garantirebbe un buon arrosto - ma nello stesso istante il volatile si mise
improvvisamente a parlare con voce umana:
- Ah,
lasciami vivere! Il tuo gesto di umanità non tornerà a tuo svantaggio.
Francois provò pietà per l'anatra e non la uccise.
Di lì a poco ne sopraggiunse un'altra, più grande e più bella delle precedenti. Aveva
sul capo una corona. Era la regina e così gli parlò:
-
Hai un cuore generoso, Francois. Perciò voglio donarti una penna. Se hai bisogno di me,
prendila in mano e io ti aiuterò.
Francois accettò il regalo e si rimise in cammino.
Giunse a un prato che brulicava di formiche. Erano migliaia e migliaia. Richiamarono la
sua attenzione gridando:
- Ah,
bel giovane, dacci un po' del tuo pane. Stiamo morendo di fame!.
Francois diede loro l'intera pagnotta che aveva con
sé. Una formica, che era più grande delle altre e brillava come oro, gli andò vicino e
disse:
- Sono
la regina. Hai un cuore generoso, Francois. Perciò ti dono un ossicino. Prendilo in mano
ogni qualvolta volta avrai bisogno di me e io ti aiuterò.
Francois intascò l'ossicino e ripartì.
Al calar della sera giunse davanti a un antico
castello disabitato. Legò il cavallo ed entrò. Vide un montone che arrostiva al fuoco
sullo spiedo e si sedette vicino al camino. Non c'era nessuno, solo il vento spazzava la
stanza.
Quando l'animale gli parve ben cotto, si tagliò un pezzo di carne che pose sul
tavolo.
Poi lo assaggiò giudicandolo eccellente. Nel preciso istante in cui si sentì
stanco, vide una luce improvvisa che sembrava sorretta da una mano invisibile. Seguendo il
lume, arrivò in una camera con un letto appena rifatto. Francois si coricò subito prese
sonno e dormì profondamente fino al mattino seguente.
Fu destato da una voce che lo chiamava. Una vecchia
dai denti lunghi e aguzzi lo squadrò con occhiate furenti e disse:
- Sei entrato nel mio
castello senza essere invitato. Se vuoi restare devi servirmi
- E scese con lui nella corte.
Al centro c'era un pozzo. La donna lanciò una
biglia d'argento nell'acqua e disse:
-
Riportamela,
ma se non lo fai sei perduto. E sappi che devo riaverla prima del tramonto.
Francois si sentì triste e avvilito. Il pozzo era
profondo.
Come sarebbe riuscito a riportare in superficie la biglia? Ma proprio in quel
momento si ricordò di possedere la penna della regina delle anatre e subito ne strinse il
calamo.
Un attimo dopo l'anatra sopraggiunse e gli chiese che cosa desiderasse; poi, senza
esitare, si tuffò nel pozzo e riemerse qualche istante dopo con la sfera d'argento nel
becco. La vecchia si stupì che il giovane avesse compiuto il lavoro in così breve tempo.
La sera si ripeté ciò che era successo la sera
precedente: una mano invisibile gli porse le vivande e il vino, quindi gli fece strada con
un lume finché Francois giunse in camera da letto.
Dormì profondamente. Si destò udendo
una voce che chiamava il suo nome. Una donna ancor più vecchia di quella del giorno prima
gli stava dinanzi.
I suoi occhi mandavano bagliori rossastri e con voce irosa disse:
- Se vuoi rimanere, devi servire non solo mia
sorella ma anche me
- E lo condusse nel granaio.
C'erano orzo, frumento e segale. I chicchi erano
però mescolati. La vecchia ordinò:
- Prima
del tramonto i cereali devono essere suddivisi in tre mucchi e fa' in modo che non manchi
un solo granello. Se non assolvi il compito sei perduto.
Francois si sentì triste e avvilito, ma per fortuna
si sovvenne dell'ossicino donatogli dalla regina delle formiche e subito lo afferrò. Un
attimo dopo la formica sopraggiunse e gli chiese che cosa desiderasse. Poi convocò il suo
popolo e in breve tempo i cereali furono separati in tre mucchi distinti.
La vecchia si
stupì vedendo con quale rapidità Francois avesse assolto il suo compito.
Anche la terza sera si svolse come le due
precedenti: una mano invisibile gli porse le vivande e il vino e con un lume lo condusse
in camera da letto. Di nuovo Francois dormì un sonno profondo fino al mattino successivo.
Si svegliò quando una voce lo chiamò.
Gli si parò
di fronte una donna molto più vecchia delle prime due. I suoi occhi lampeggiavano, e con
una voce possente come il tuono gridò:
-
Se
vuoi vive qui, devi servire non solo le mie sorelle ma anche me!.
Lo precedette in una stanza buia dove c'erano tre
colombi che si assomigliavano come gocce d'acqua. Uno aveva però una piccola macchia nera
sul capo.
- Prima
del tramonto devi avere riconosciuto quello con la macchiolina nera, altrimenti sei
spacciato!Che cosa avrebbe dovuto fare Francois?
Fortunatamente gli venne in mente il bombo e lo chiamò. L'insetto giunse quasi nello
stesso istante e disse:
- Quando
la vecchia entrerà e tu dovrai mostrarle il colombo con la macchia, indicale quello
intorno al quale ronzerò.
Infatti, quando sopraggiunge la vegliarda, Francois
fece come gli era stato ordinato. Di colpo fu giorno chiaro con un bel sole splendente. Il
castello, con tutto ciò che conteneva, era intanto sparito.
Allora Francois sellò il suo
cavallo e partì alla volta di Parigi. Nella capitale prese alloggio in una locanda di
fronte al castello reale. Dalla finestra della sua camera poteva vedere gli appartamenti
della principessa di Francia. La figlia del re lo salutò con la mano ed egli rispose al
saluto.
I due giovani si piacquero. In breve Francois non riuscì più a prendere sonno:
continuava a pensare a come raggiungere la bella principessa. A furia di pensare, gli
sovvenne dello sparviero e così si tramutò in un uccello di questa specie. Attraverso la
finestra aperta volò direttamente nell'alcova della figlia del re. Lì riassunse
sembianze umane e si fece riconoscere. La principessa fu felice che Francois avesse
trovato il modo di arrivare fino a lei. Comunque, ogniqualvolta entravano le cameriere per
tale o talaltra incombenza, egli tornava a essere uno sparviero e allora la fanciulla lo
sistemava in una gabbia d'oro.
Per lungo tempo
Francois fu di giorno un uccello e di notte un bel giovane e inevitabilmente accadde che
la cintura della principessa diventasse sempre più stretta perché nel suo ventre
cresceva un bambino.
Alla notizia che la figlia era incinta, il re montò su tutte le
furie, ma Francois chiese aiuto al bombo. In men che non si dica si trasformò in un
principe ricco e bellissimo, al quale il re concesse la mano della sua figliola.
Tre
giorni prima del matrimonio la giovane sposa invitò il fidanzato a compiere una gita in
barca sul grande lago. Il giovane acconsentì, poiché non vide nulla di male
nell'accettare.
Stavano avanzando sull'acqua quando dalle onde si sollevò all'improvviso
la sirena.
-
Finalmente
sei arrivato. Già da tempo ti stavo aspettando!
- esclamò.
Pronunciate quelle parole, afferrò Francois per il
ciuffo e lo trascinò con sé sul fondo del mare. Lì egli visse in un palazzo di
cristallo, ma, scaduti due anni, supplicò e scongiurò la sua carceriera:
- Ah,
bella sirena, lasciami rivedere la terra e la luce del sole, poi volentieri resterò per
sempre con te.
La sirena cedette alle sue insistenze e così
parlò:
-
Ti concedo di vedere il sole per un quarto d'ora.
Francois risalì in superficie e, non appena vide la
luce, pensò allo sparviero. Trasformatosi in un uccello di questa specie, volò di filato
al palazzo.
Proprio in quel momento si stava celebrando il
matrimonio della principessa con un principe arabo. A lungo la giovane aveva rifiutato di
sposarsi, ma alla fine non aveva più potuto opporsi al desiderio del padre. Francois le
volò sulla mano e subito dopo riassunse sembianze umane. La gioia della principessa,
quando se lo vide davanti sano e salvo, fu indescrivibile. Agli ospiti colà riuniti
raccontò:
-
Avevo
un piccolo scrigno con la chiave d'oro. Un giorno persi la chiave e ne feci fare una
nuova, ma poi ritrovai la vecchia. Ora quale devo preferire? La nuova o la vecchia?
Gli astanti esclamarono in coro:
- La
vecchia
-
E
sia - rispose la principessa.
Prese per mano Francois e disse:
-
Era
il mio fidanzato ed è il padre del mio bambino. Lo credevo morto, mentre è vivo. Solo
lui, e nessun altro, vorrò come marito.
Le nozze furono celebrate con grande sfarzo e alla
festa furono invitati anche i genitori e i fratelli di Francois.
Rapida, la gallina, due uova faceva
per le nozze, proprio per quel dì.
Sopra il letame il gallo cantava
e così la fiaba finì.
(Fiaba della Champagne)
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