Cola Pesce Colapisci: l'uomo che diventa pesce per necessità o per scelta I ricordi di Colapesce: Fatti e leggende di mare

  Fiaba francese

La  sirena

La maggior parte delle fiabe inizia con "c'era una volta". Così comincia anche la mia.

C'era una volta un povero pescatore che non riusciva quasi a sfamare i sei figli, e la moglie era in attesa del settimo.
Un giorno gettò le reti con la solita mestizia nel cuore e, all'improvviso, si accorse che una creatura strana e di colore argenteo - almeno così gli parve - vi era rimasta impigliata e si dimenava.
Alla svelta trasse la rete fuori dell'acqua e si stupì enormemente vedendo quel che aveva pescato: una sirena, una donna con il corpo di un pesce e i capelli d'argento; aveva sempre pensato che simili esseri esistessero solo nei racconti dei vecchi.
La sirena così parlò:
- Pescatore, concedimi la libertà. Il tuo gesto non ti tornerà a svantaggio, sarai anzi ricco e felice. Proprio ora è venuto al mondo il tuo settimo figlio. È un maschio. Portamelo perché gli dia un bacio.

Il pescatore si mosse a pietà della sirena e la lasciò libera.
Neanche un istante dopo la sua barca era piena zeppa di pesci e così pesante che per miracolo non affondò. Tornato a casa, vide che tutto era come la sirena aveva detto: la moglie aveva partorito un maschietto. Allora le raccontò che cosa gli era capitato, ma la donna fu colta da uno sgomento terribile e disse:
- A mio parere, la sirena è un fantasma. Chi ti dice che non sia alleata con il diavolo? Prima, comunque, battezziamo il piccino in modo che non gli sia negata la beatitudine celeste.

Il pescatore fece venire il prete, e il bambino ricevette il battesimo. Dopo di che il padre se lo prese tra le braccia e raggiunse il lago. Non dovette aspettare: la sirena si era già spinta a nuoto fino a riva. Impresse un bacio sulla fronte del neonato, quindi porse al pescatore una moneta d'oro e così parlò:
- Mettila sulla soglia di casa tua, sotto la porta. Domani, dall'alba al tramonto, scrosceranno dalla cappa del camino così tante monete che basteranno a renderti ricco e felice fino alla fine dei tuoi giorni.

Donzella pavonina - Stretto di Messina - 2008 - Foto Alberto BiondiSennonché, contemporaneamente, si predispose a inabissarsi, decisa a portare con sé il piccino tra i flutti.
Il pescatore fu lesto a strapparglielo dalle mani e con quanto fiato aveva in corpo corse a casa.
La sirena fece in tempo a gridargli:

- Prima o poi avrò il bambino perché mi appartiene.
Il padre attaccò il neonato al seno della madre e nascose la moneta sotto la porta. Il mattino seguente, a cominciare dalle prime luci del giorno, piovvero soldi d'oro dalla cappa del camino e il getto non si interruppe fino al tramonto.
Che gioia! Subito i poveretti si comperarono dei bel vestiti, scarpe, cavalli, mucche e terre. Poi la famiglia diede una festa.  Al banchetto furono serviti ottimi cibi e vino della migliore qualità. Essendo ormai ricchi, i genitori di Francois poterono permettersi di mandare i figli in buone scuole. Il più piccolo, Francois appunto, era il più studioso e il più bello ma, ogni volta che lo osservavano, il padre e la madre si ricordavano inevitabilmente della sirena, sicché lo tennero d'occhio con particolare attenzione procurando che non si avvicinasse mai all'acqua.

Francois, quando compì diciotto anni, credette di avere imparato a sufficienza e volle vedere il mondo. I genitori, per quanti tentativi facessero, non riuscirono a dissuaderlo e perciò gli diedero monete d'oro e d'argento in abbondanza. Gli diedero anche un buon cavallo e un servitore.
Al momento del commiato, esclamarono:

- Caro figlio, bada di non avvicinarti mai all'acqua. Sarebbe la tua rovina!.
-
Cari genitori, ve lo prometto.

Ma il giovane dimenticò alla svelta la promessa fatta ai genitori.
I due - Francois e il servitore - partirono alla volta di Parigi. Cavalcarono per giorni e giorni. Mentre attraversavano una vasta landa deserta, s'imbatterono in un lupo, in uno sparviero e in un bombo che si contendevano la carcassa di un toro.
Francois chiese loro se dovesse dirimere la controversia. Gli animali accettarono la proposta con riconoscenza. Il giovane assegnò al lupo la carne e le ossa, allo sparviero le interiora e al bombo il sangue del bovino morto.
Il lupo disse:

- Per ricompensarti dell'aiuto, ti concedo di trasformarti in lupo in qualsiasi momento tu lo voglia.
Poi parlò lo sparviero:

- D'ora in avanti potrai trasformarti in uno sparviero in qualsiasi momento lo voglia - e il bombo aggiunse:
- Non devi far altro che chiamarmi, se hai bisogno di me

Donzella pavonina - Stretto di Messina - 2008 - Foto Alberto BiondiFrancois riprese di nuovo sembianze umane e proseguì il viaggio da solo.
Giunse a una grande palude dove c'erano molte anatre.
Fece l'atto di catturarne una pensando in cuor suo:
- Un'anatra così mi garantirebbe un buon arrosto - ma nello stesso istante il volatile si mise improvvisamente a parlare con voce umana:
- Ah, lasciami vivere! Il tuo gesto di umanità non tornerà a tuo svantaggio.
Francois provò pietà per l'anatra e non la uccise.
Di lì a poco ne sopraggiunse un'altra, più grande e più bella delle precedenti. Aveva sul capo una corona. Era la regina e così gli parlò:

- Hai un cuore generoso, Francois. Perciò voglio donarti una penna. Se hai bisogno di me, prendila in mano e io ti aiuterò.

Francois accettò il regalo e si rimise in cammino. Giunse a un prato che brulicava di formiche. Erano migliaia e migliaia. Richiamarono la sua attenzione gridando:
- Ah, bel giovane, dacci un po' del tuo pane. Stiamo morendo di fame!.
Francois diede loro l'intera pagnotta che aveva con sé. Una formica, che era più grande delle altre e brillava come oro, gli andò vicino e disse:
- Sono la regina. Hai un cuore generoso, Francois. Perciò ti dono un ossicino. Prendilo in mano ogni qualvolta volta avrai bisogno di me e io ti aiuterò.

Donzella pavonina - Stretto di Messina - 2008 - Foto Alberto BiondiFrancois intascò l'ossicino e ripartì.
Al calar della sera giunse davanti a un antico castello disabitato. Legò il cavallo ed entrò. Vide un montone che arrostiva al fuoco sullo spiedo e si sedette vicino al camino. Non c'era nessuno, solo il vento spazzava la stanza.
Quando l'animale gli parve ben cotto, si tagliò un pezzo di carne che pose sul tavolo.
Poi lo assaggiò giudicandolo eccellente. Nel preciso istante in cui si sentì stanco, vide una luce improvvisa che sembrava sorretta da una mano invisibile. Seguendo il lume, arrivò in una camera con un letto appena rifatto. Francois si coricò subito prese sonno e dormì profondamente fino al mattino seguente.
Fu destato da una voce che lo chiamava. Una vecchia dai denti lunghi e aguzzi lo squadrò con occhiate furenti e disse:

- Sei entrato nel mio castello senza essere invitato. Se vuoi restare devi servirmi - E scese con lui nella corte.
Al centro c'era un pozzo. La donna lanciò una biglia d'argento nell'acqua e disse:
- Riportamela, ma se non lo fai sei perduto. E sappi che devo riaverla prima del  tramonto.
Francois si sentì triste e avvilito. Il pozzo era profondo.
Come sarebbe riuscito a riportare in superficie la biglia? Ma proprio in quel momento si ricordò di possedere la penna della regina delle anatre e subito ne strinse il calamo.
Un attimo dopo l'anatra sopraggiunse e gli chiese che cosa desiderasse; poi, senza esitare, si tuffò nel pozzo e riemerse qualche istante dopo con la sfera d'argento nel becco. La vecchia si stupì che il giovane avesse compiuto il lavoro in così breve tempo.

Donzella pavonina - Stretto di Messina - 2008 - Foto Alberto BiondiLa sera si ripeté ciò che era successo la sera precedente: una mano invisibile gli porse le vivande e il vino, quindi gli fece strada con un lume finché Francois giunse in camera da letto.
Dormì profondamente. Si destò udendo una voce che chiamava il suo nome. Una donna ancor più vecchia di quella del giorno prima gli stava dinanzi.
I suoi occhi mandavano bagliori rossastri e con voce irosa disse:
- Se vuoi rimanere, devi servire non solo mia sorella ma anche me - E lo condusse nel granaio.
C'erano orzo, frumento e segale. I chicchi erano però mescolati. La vecchia ordinò:
- Prima del tramonto i cereali devono essere suddivisi in tre mucchi e fa' in modo che non manchi un solo granello. Se non assolvi il compito sei perduto.
Francois si sentì triste e avvilito, ma per fortuna si sovvenne dell'ossicino donatogli dalla regina delle formiche e subito lo afferrò. Un attimo dopo la formica sopraggiunse e gli chiese che cosa desiderasse. Poi convocò il suo popolo e in breve tempo i cereali furono separati in tre mucchi distinti.
La vecchia si stupì vedendo con quale rapidità Francois avesse assolto il suo compito.

Anche la terza sera si svolse come le due precedenti: una mano invisibile gli porse le vivande e il vino e con un lume lo condusse in camera da letto. Di nuovo Francois dormì un sonno profondo fino al mattino successivo.
Si svegliò quando una voce lo chiamò.
Gli si parò di fronte una donna molto più vecchia delle prime due. I suoi occhi lampeggiavano, e con una voce possente come il tuono gridò:

- Se vuoi vive qui, devi servire non solo le mie sorelle ma anche me!.

Lo precedette in una stanza buia dove c'erano tre colombi che si assomigliavano come gocce d'acqua. Uno aveva però una piccola macchia nera sul capo.
-
Prima del tramonto devi avere riconosciuto quello con la macchiolina nera, altrimenti sei spacciato!Che cosa avrebbe dovuto fare Francois?
Fortunatamente gli venne in mente il bombo e lo chiamò. L'insetto giunse quasi nello stesso istante e disse:

- Quando la vecchia entrerà e tu dovrai mostrarle il colombo con la macchia, indicale quello intorno al quale ronzerò.

Infatti, quando sopraggiunge la vegliarda, Francois fece come gli era stato ordinato. Di colpo fu giorno chiaro con un bel sole splendente. Il castello, con tutto ciò che conteneva, era intanto sparito.
Allora Francois sellò il suo cavallo e partì alla volta di Parigi. Nella capitale prese alloggio in una locanda di fronte al castello reale. Dalla finestra della sua camera poteva vedere gli appartamenti della principessa di Francia. La figlia del re lo salutò con la mano ed egli rispose al saluto.
I due giovani si piacquero. In breve Francois non riuscì più a prendere sonno: continuava a pensare a come raggiungere la bella principessa. A furia di pensare, gli sovvenne dello sparviero e così si tramutò in un uccello di questa specie. Attraverso la finestra aperta volò direttamente nell'alcova della figlia del re. Lì riassunse sembianze umane e si fece riconoscere. La principessa fu felice che Francois avesse trovato il modo di arrivare fino a lei. Comunque, ogniqualvolta entravano le cameriere per tale o talaltra incombenza, egli tornava a essere uno sparviero e allora la fanciulla lo sistemava in una gabbia d'oro.

Per lungo tempo Francois fu di giorno un uccello e di notte un bel giovane e inevitabilmente accadde che la cintura della principessa diventasse sempre più stretta perché nel suo ventre cresceva un bambino.
Alla notizia che la figlia era incinta, il re montò su tutte le furie, ma Francois chiese aiuto al bombo. In men che non si dica si trasformò in un principe ricco e bellissimo, al quale il re concesse la mano della sua figliola.
Tre giorni prima del matrimonio la giovane sposa invitò il fidanzato a compiere una gita in barca sul grande lago. Il giovane acconsentì, poiché non vide nulla di male nell'accettare.
Stavano avanzando sull'acqua quando dalle onde si sollevò all'improvviso la sirena.
-
Finalmente sei arrivato. Già da tempo ti stavo aspettando! - esclamò.

Pronunciate quelle parole, afferrò Francois per il ciuffo e lo trascinò con sé sul fondo del mare. Lì egli visse in un palazzo di cristallo, ma, scaduti due anni, supplicò e scongiurò la sua carceriera:
- Ah, bella sirena, lasciami rivedere la terra e la luce del sole, poi volentieri resterò per sempre con te.

La sirena cedette alle sue insistenze e così parlò:
-
Ti concedo di vedere il sole per un quarto d'ora.

Francois risalì in superficie e, non appena vide la luce, pensò allo sparviero. Trasformatosi in un uccello di questa specie, volò di filato al palazzo.

Proprio in quel momento si stava celebrando il matrimonio della principessa con un principe arabo. A lungo la giovane aveva rifiutato di sposarsi, ma alla fine non aveva più potuto opporsi al desiderio del padre. Francois le volò sulla mano e subito dopo riassunse sembianze umane. La gioia della principessa, quando se lo vide davanti sano e salvo, fu indescrivibile. Agli ospiti colà riuniti raccontò:
-
Avevo un piccolo scrigno con la chiave d'oro. Un giorno persi la chiave e ne feci fare una nuova, ma poi ritrovai la vecchia. Ora quale devo preferire? La nuova o la vecchia?

Gli astanti esclamarono in coro:
- La vecchia
-
E sia - rispose la principessa.

Prese per mano Francois e disse:
-
Era il mio fidanzato ed è il padre del mio bambino. Lo credevo morto, mentre è vivo. Solo lui, e nessun altro, vorrò come marito.

Le nozze furono celebrate con grande sfarzo e alla festa furono invitati anche i genitori e i fratelli di Francois.

Rapida, la gallina, due uova faceva
per le nozze, proprio per quel dì.

Sopra il letame il gallo cantava
e così la fiaba finì.

(Fiaba della Champagne)

   

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