|
Altra versione: Il polpo e la scimmia La Medusa
Cera un tempo in cui la Medusa era un pesce come tutti gli altri,
lungo, affusolato, con uno scheletro cartilaginoso, una coda e le pinne, ma era molto
sciocco: era il più sciocco di tutti i pesci.
Già, la luce della luna faceva zampillare scintille dargento
sulla superficie tranquilla delle acque, ma non riusciva a penetrare nelle buie
profondità dove, fra piante strane, sorgeva il palazzo del Re.
Il caso volle che questo pesce fosse proprio la Medusa, che era
riuscita, a furia di spinte e di colpi di coda, a mettersi in prima fila.
Volonterosa, zelante, la Medusa partì alla volta della terra.
La scimmia scese dallalbero e le chiese che cosa desiderasse. A questo punto il messaggero marino doveva giocare dastuzia per persuadere la scimmia a seguirla, e raccontare qualche storiella credibile; ma, povera Medusa!, era tanto sincera quanto stupida. Perciò pregò la scimmia di seguirla nelle profondità marine e le confesso onestamente che, una volta giunta colà, le avrebbero tolto il fegato, destinato a operare una guarigione miracolosa.
A quelle parole la scimmia balzò sullalbero, fece uno
sberleffo e gridò: E scomparve fra le fronde. Il povero pesce, avvilito e triste, tornò a mani vuote; la Regina del mare morì, e il Re, furioso, fece dare alla Medusa più di mille colpi di bastone, finché non fu ridotta a una massa informe e gelatinosa, come da allora è sempre rimasta.
|