Cola PesceColapisci: l'uomo che diventa pesce per necessità o per sceltaI ricordi di Colapesce: Fatti e leggende di mare

Altra versione: Il polpo e la scimmia

La  Medusa

C’era un tempo in cui la Medusa era un pesce come tutti gli altri, lungo, affusolato, con uno scheletro cartilaginoso, una coda e le pinne, ma era molto sciocco: era il più sciocco di tutti i pesci.
Un giorno, una notizia tristissima si sparse per tutti i mari: la Regina del Mare stava morendo. Furono chiamati i pesci di senno e i Salmoni che avevano un’esperienza secolare: ora tutti stavano, intorno al letto, esaminando la malata. Al di fuori, una folla di sudditi stava in attesa del responso, immobili, silenziosi.
Di quando in quando qualcuno, più impaziente degli altri, dava un colpo di coda, ma subito i compagni lo guardavano coi loro occhi grandi, in aria di cupo rimprovero.
Il consulto durò fino a sera.

Già, la luce della luna faceva zampillare scintille d’argento sulla superficie tranquilla delle acque, ma non riusciva a penetrare nelle buie profondità dove, fra piante strane, sorgeva il palazzo del Re.
A un certo punto la porta, di cristallo della reggia si aprì e un vecchio Merluzzo, che aveva un’alta carica a Corte, venne fuori ad annunciare il responso dei sapienti.

– La nostra amata regina
– proclamò può essere salvata soltanto se potrà avere in pasto il fegato di una scimmia. Uno di voi perciò dovrà recarsi sulla terra e trascinare qui una scimmia. Vai tu – aggiunse, indicando un pesce che gli stava vicino.

Il caso volle che questo pesce fosse proprio la Medusa, che era riuscita, a furia di spinte e di colpi di coda, a mettersi in prima fila.
Forse, se avesse saputo chi era, il Merluzzo non le avrebbe affidato un incarico cosi delicato, perché la sua stupidaggine era diventata proverbiale nel regno delle acque; ma non s’era messo gli occhiali e, in quell’oscurità profonda, non aveva distinto che la forma affusolata e snella di un pesce.

Volonterosa, zelante, la Medusa partì alla volta della terra.
Approdò in un’isola vicina, e vide subito una scimmia sopra un albero. Contenta di aver trovato proprio la persona che cercava, la chiamò.

La scimmia scese dall’albero e le chiese che cosa desiderasse. A questo punto il messaggero marino doveva giocare d’astuzia per persuadere la scimmia a seguirla, e raccontare qualche storiella credibile; ma, povera Medusa!, era tanto sincera quanto stupida. Perciò pregò la scimmia di seguirla nelle profondità marine e le confesso onestamente che, una volta giunta colà, le avrebbero tolto il fegato, destinato a operare una guarigione miracolosa.

A quelle parole la scimmia balzò sull’albero, fece uno sberleffo e gridò:
- Sono molto affezionata al mio fegato, perciò non ti seguirò.

E scomparve fra le fronde.

Il povero pesce, avvilito e triste, tornò a mani vuote; la Regina del mare morì, e il Re, furioso, fece dare alla Medusa più di mille colpi di bastone, finché non fu ridotta a una massa informe e gelatinosa, come da allora è sempre rimasta.

Tirreno - Santo Saba 2003 - Alberto Biondi

   

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