Attjs-ene
Dicesi in questa
leggenda dei Lapponi che un fratello ed una sorella assai giovani fabbricarono una capanna
in un deserto, e vivevano come meglio potevano. Avvenne un giorno che il figlio del re
passò in quel luogo, vide la giovane, se ne invaghì e la sposò. Più tardi fu costretto
a tornare presso i suoi, e disse ai due giovani che se gli fosse nato un figlio avrebbero
dovuto raggiungerlo nel suo castello.
Il bambino nacque; il giovine e la sorella si procurarono una barca e partirono per andare
presso il castello dove dimorava il figlio del re. Avevano già navigato a lungo quando
Attjís-ene apparve sulla riva, li chiamò e li pregò vivamente di prenderla come
cameriera.
La sposa del re non voleva darle retta; ma il fratello le disse:
- Perché non la vuoi come cameriera?
Ella acconsentì e la presero nella barca. La sorella sedeva ad una estremità della barca, il fratello all'altra,
Attjis-ene stava nel mezzo. Non potevano quelli che stavano alle due estremità della
barca sentirsi; invece colei che sedeva nel mezzo sentiva ciò che dicevano. Essi
navigarono ancora, finché videro in lontananza il castello del re.
- Metti i tuoi abiti migliori - disse il fratello alla sorella - perché giungeremo presto vicino al castello
- Che cosa dice mio fratello? - domandò la giovane.
Attjis-ene rispose:
- Tuo fratello vuole che tu metta i tuoi abiti
migliori e ti getti nell'acqua perché sei un'anitra.
La sorella prese a vestirsi.
- Affrettati - disse il fratello - perché siamo vicino al castello
- Che cosa dice mio fratello? - chiese di nuovo la sorella.
- Dice che devi mettere i tuoi abiti migliori e gittarti
nell'acqua, perché sei divenuta un'anitra ed il principe non può amarti come prima
La giovane si gittò nell'acqua, il fratello si provò a salvarla, ma essa, cambiatasi
in anitra, se n'andò nuotando, mentre Attiis-ene afferrò il bimbo e lo tenne seco.
Quando giunsero sulla spiaggia andarono nel castello, ma il giovine non disse ciò che era
accaduto per via.
Nel giorno seguente prese il bimbo, andò sulla spiaggia e prese a gridare:
Oabbatsamaj
Boade gaddai!
Mannat tsierro,
Gússat mákko,
Boade gaddai!...
Queste parole strane significano in lingua nostra:
Amata sorella
Vieni sulla sponda
Il tuo ragazzo piange
La tua vacca mugge
Vieni sulla sponda.
Un'anitra venne subito presso la sponda e, appena il giovine le dette il bambino, si trasformò
nella sposa del re, la quale allattò il ragazzo, poi lo dette al fratello, che
inutilmente si adoperò per trattenerla, ed essendosi mutata di nuovo in anitra se ne
andò nuotando.
Mentre il fratello tornava nel castello pensava al mezzo di
riavere seco la sorella, e stabilì di chiedere consiglio ad un Gíeddagáts yalgjo.
Questo stregone gli disse di procurarsi un mantello sotto il quale potessero stare due
uomini, senza che uno di essi si vedesse. Doveva poi andare con un compagno nascosto
accanto a lui sotto questo mantello, presso la riva, e chiamare di nuovo la sorella.
Il giovine fece quanto gli era stato detto, ed appena la sorella
venne sulla spiaggia gli dette filo al ragazzo. L'altro uomo nascosto nel mantello si slanciò
verso di lei e l'afferrò.
Ella, trasformandosi rapidamente, siccome usarono certe
divinità del mare, si mutò prima in un piccolo verme, poi in un pauroso rospo, in un
mucchio di alghe, ed in altre cose; ma l'uomo non la lasciò mai, ed ella riprese
finalmente il suo aspetto umano.
Il fratello accompagnò subito la sorella nel palazzo del re, e
quando il principe seppe ogni cosa, fece scavare una fossa nella quale venne accesa molta
pece; poi vi fece gittar Attjis-ene; e si celebrarono grandi feste in onore della sposa.
Le Sirene
Leggende del mare
Maria Savi-Lopez
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