Il pesce troppo
saggio
Un pesce colmo di giudizio, che conosceva le molte insidie tese dalla
sorte ai poveri abitanti dellacqua, aveva ununica grande aspirazione: vivere
unesistenza tranquilla e liberarsi dallo strazio della morte violenta.
La bestiola costruì, sul fondo del mare, una piccola casa di pietruzze e di mota, e vi si rifugiò.
Usciva di notte, per evitare lincontro dei grossi pesci famelici e, di giorno, stava
nella sua abitazione buia e angusta. Mangiava poco, che i viaggi notturni gli procuravano,
quando glielo procuravano, cibo molto scarso.
Per lui non esistevano le gioie della luce,
della compagnia, delle avventure...
Non si creò neanche una famiglia, pensando che la
moglie e i figliuoli avrebbero potuto rompere quel ritmo desistenza chegli
giudicava condizione necessaria alla sua sicurezza.
Gli anni passarono: molti, molti anni. Il pesce diventò vecchio.
Un giorno, sentendosi vicino alla morte gelida, provò un desiderio intenso di sole.
Uscì dalla sua casa triste, dalla casa buia e fredda. Sentì, con sollievo, la carezza tiepida dellacqua, si adagiò
in una luminosa rete di raggi. - O nonno, disse un pesciolino vivace, passandogli
accanto non farmi male. La vita è bella e mi dorrebbe troppo perderla.
Il vecchio pesce, il pesce saggio, parlò al piccolo imprudente.
- Perché, tu che apprezzi tanto la vita, non ti costruisci un rifugio sicuro? Tu vai a passeggio, ti
diverti. Non sai, dunque, che su di te incombe un pericolo mortale?
Io ho trascorso la mia lunghissima esistenza in una casuccia di fango. Nessuna scorribanda di giorno, nessuna
pazzia. Per salvarsi bisogna uscir nelle ore notturne.
Di notte il cibo è scarso; per procurarsi un bocconcino si fa grande fatica, ma in compenso si evitano incontri paurosi,
poiché i pesci grossi dormono.
- Mi consigli, dunque, di rinunziare al sole, ai ghiotti pranzi, alle avventure?
- Rinunziare, certo. Rinunziare alla famiglia, allamicizia. Solo così, credilo, si è
certi di salvar la pelle.
- O amico barbogio, le tue idee non mi vanno. La vita, così come tu consigli di viverla, è
un martirio. No, no: io voglio la luce, il movimento, lamicizia, io voglio
limprevisto. Che importa se pago, col rischio, queste magnifiche cose?
Il pesce vecchio capì che aveva ragione il pesce giovane, capì che la sua esistenza era
stata inutile e seppe, finalmente, che si può viver molto in un solo giorno, e si può
viver poco, viver nulla, pur campando mille anni.
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