Gobius cobitis Pallas,
1814
E' la specie
più grossa
di
Gobidi del Mediterraneo.
Ha corpo tozzo,
massiccio nella sua metà anteriore,
si restringe molto
verso la metà posteriore.
Le scaglie, che si estendono anche sulla nuca, sono piccole.
La
testa è grossa, più larga che alta. Gli opercoli
sono
gonfi e bombati. La
narice anteriore, posta in una depressione del muso, ha un lembo di pelle
sporgente. Gli occhi sono ovali, piccoli, posti in alto.
La bocca è
moderatamente grande, obliqua e ha
labbra grosse e carnose. Nelle mascelle vi
sono denti finissimi disposti in più serie.
La prima pinna dorsale è sub-triangolare e inizia un poco dietro la base delle
pettorali, la seconda è lunga, che abbattuta raggiunge l'inizio della
caudale.
L'anale è più breve. La caudale è tondeggiante e
non particolarmente ampia. Le pettorali sono arrotondate.
Le ventrali, ampie hanno la membrana che le riunisce, ben
sviluppata e carnosa.
Foto in
www.mnhn.fr/iccanam
La colorazione è
mimetica, brunastra o verdastra con macchie più scure sotto le pinne
dorsali e lungo la linea mediana dei lati.
Zona ventrale bianca, pinne dorsali con fasce scure longitudinali. Pupilla scura.
Si incontra,
spesso solitaria e ferma,
su fondali rocciosi e algosi, anche a
poca profondità.
Qualche esemplare si spinge in acque salmastre o nelle lagune.
Le uova, difese con
forza dai maschi, vengono deposte sulla faccia inferiore delle pietre
o nelle cavità degli
scogli o su altri corpi sommersi.
Si nutre di piccoli pesci, di crostacei e di vermi del fondo.
Si cattura occasionalmente con i tramagli e con le nasse;
abbocca facilmente alle lenze ferme. Può raggiungere i 25 cm
di lunghezza.
Nei laghi di Faro e Ganzirri (Messina) sono stati catturati
esemplari fino a 27 cm e di peso di quasi 1 kg.
Comune sulle coste italiane.
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