Riadattamento basato su diverse versioni La leggenda di Colapesce
Era, a quel tempo, re di
Sicilia Federico II, cultore delle arti e delle scienze,
e lui stesso letterato umanista e poeta.
Egli, a quel
tempo, viaggiava per cercare uno sposo degno della propria
figlia che, aveva richiesto, oltre alla bellezza della
persona, unisse anche la gentilezza del costume e il
coraggio dei prodi. Ma sino ad allora, nonostante avesse
ricevuto principi e nobili da molte parti del regno, nessuno
aveva soddisfatto e accontentato le esigenti pretese della
principessina.
Quando Cola fu
davanti al Re e alla sua Corte e s'inchinò ossequioso e
timido, un mormorio di sorpresa si alzò dagli astanti che
rimasero meravigliati della sua bellezza e della sua
prestanza. - O Re! - rispose Cola - Io sto in mare come tu stai nel tuo letto... Io passeggio sul fondo del mare, come tu e la tua Corte passeggiate nei giardini dei tuoi palazzi... Io parlo con le oceanine come fa la Principessa con le sue dame... Ti hanno detto il vero!
Un mormorio di
lieta impressione si alzò dalla Corte, tutta schierata alle
spalle del Re.
E la
Principessina, aggiunse: E detto ciò il Re buttò in mare la coppa e la Principessina la cintura. Cola non rispose. Con lo sguardo seguì il volo dei due oggetti, e com'essi scomparvero in mare, egli si tuffò.
Sulla spiaggia
non molto lontana si era intanto adunata una gran folla e
tutti stavano in ansia e in silenzio, aspettando il suo
riemergere. Poco dopo, nel punto in cui Cola era sparito,
l'acqua tornò ad incresparsi e Cola riapparve con nella destra
la coppa del Re e nella sinistra la cintura della
Principessina.
Ma Federico non
si appagò. Egli voleva vedere fino a che punto il prodigioso
nuotatore potesse immergersi. Ordinò perciò al nocchiero di
condurre la nave più a largo, dove le acque erano più
profonde.
E il Re gettò in
mare la sua coppa.
E la
Principessina gettò in mare la sua collana. Cola non rispose.
Salì sul bordo della murata e spiccò un gran salto, entrando a
capofitto nel mare. La folla, dopo un urlo d'incoraggiamento,
ristette in silenzio, in attesa ansiosa e pregando per la
riuscita di quella prova quasi impossibile. I secondi
trascorrevano lunghi, interminabili. Finalmente, in quel
punto, le acque tornarono ad agitarsi e Cola riapparve tra il
bianco spumeggiare delle crestine d'onda, tenendo in una mano
la coppa del Re e nell'altra la collana della Principessina.
Ma il re
Federico non si appagò e ordinò che la nave si spostasse
ancora verso il centro dello Stretto, dove c'è una fossa
profonda, quasi una valle, che giunge fino a Capo Peloro.
E la
Principessina aggiunse:
Un urlo di
terrore si levò dalla folla.
Ma la coppa e
l'anello, intanto, erano già volati via, verso il profondo
mare. L'acqua, nel punto in cui era sparito Cola, già da qualche tempo era tornata liscia come prima e trasparente come vetro azzurrino. L'ansia e il timore, allora, cominciarono a dipingersi sul volto di tutti gli astanti. Il tempo passò in fretta e subito si fece sera. Cola detto Colapesce, non tornò più a galla: questa volta il mare volle tenerlo per sé, per non dividerlo mai più.
E la leggenda
volle colorire la sua scomparsa in modo fantasioso,
tramandandoci che Colapesce, giunto in fondo al mare, vide la
colonna Peloro, quella sulla quale poggia la cuspide
settentrionale della Sicilia, quasi in punto d'infrangersi.
Qualche fonte
dice, invece che Cola vaga ancora disperato sul fondo del mare
dello Stretto in cerca dell'anello della Principessa.
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