Giovedì, 23 Agosto 2007
Al Qantara!
Supersabri ha il giorno libero, corro a prenderla con la carozza
con direzione gole dell'alcantara.
Supersabri è seduta al tavolo della cucina e si sfoga un po'
delle rogne sul lavoro, la prima rogna è ovviamente che lavora
troppo, la seconda è che lavora con una manica di stronzi. Ieri
aveva litigato con l'aiuto cuoco, che l'aveva pure minacciata di
scacciarici a tista (schiacciarle la testa) al che lei - diversamente
non sarebbe supersabrina - si affaccia dalle scale della cucina e gli
fa:
"Ora se hai i coglioni vieni qui e mi scacci la testa,
coglione"
L'aiuto cuoco su tutte le furie le manda a dire, attraverso il
giovanissimo garçon, che "iddu nun si spagna, iddu è dà càtina é cià
ratu coppa già a quacciu fimmini, e coppa boni" ovvero che lui non
si spaventa, dato che lui è di (Aci)catena e le ha già suonate a
quattro ragazze, e gliene ha date pure tante.
"Ma ti rendi conto, maldido, che razza di testa di minchia? Ma
come si fa a vantarsi di una cosa del genere? Se mi capita sotto le
mani lo smacino questo pezzo di merda"
Supersabri è davvero fuori di se, e mentre mi racconta tutto
questo io scendo qualche scalino del mio archivio mentale e penso a
ciro, il terrore dei runners, uno stronzo di napoletano di merda che
mi rese la vita un po' dura al White's hotel, penso anche a patrick,
gianluca e max, le notti caldissime d'estate, le comande che non
arrivano, l'aiuto cuoco ubriaco ed il cuoco incazzatissimo che
sbraita ordini ed il fumo che si alza minaccioso da pentole e
paddelle...
L'aria è calda ed un po' afosa, da qualche giorno infatti verso
sera le nubi si affastellano minacciose e scure da nord, ma un vento
di scirocco africano le disfa durante la notte ed il giorno dopo
sono ancora qui scompaginate in forma di vapore; usciamo da Gaggi e
ci troviamo nella valle che prende il nome dal fiume, che a sua
volta lo prese da un ponte.
Supersabri è ancora tesa quando scendiamo le scale verso la
spiaggetta subito fuori le gole, l'acqua è freddissima dato che
proviene dai ghiacciai dell'Etna, ed alla prima cascatella ci arriva
al petto, sicchè decidiamo di tornare indiretro e lasciare gli zaini
da qualche altra parte. Supersabri - se non non sarebbe supersabri -
si avvicina ad una capannina dell'info point, fa gli occhioni dolci
al ragazzo dentro la capannina e gli lascia il borsello con dentro
chiavi, portafogli e cellulari.
Lei per queste cose qui è imbattibile, e del resto se no non
sarebbe etc. etc.
Così torniamo alla cascatella, per superarla bisogna procedere
con lentezza, ed alcuni ragazzi che l'hanno già fatta ci danno una
mano ad attraversare i punti più difficili e dove la corrente è più
forte; l'acqua è ancora più fredda ed il sole fatica a penetrare le
alte pareti di roccia, i gruppi di escursionisti con muta, elmetti e
giubbini di salvataggio procedono in fila tenendosi per mano, sicchè
arriviamo ad una seconda cascatella. Supersabri, stanca e tutto comincia a sentire freddo,
"vuoi
tornare indietro?" "ora che siamo qui..." "si, ma se hai freddo..."
Un ragazzone emerge dalle acque battendo i denti, è da un po'
che prova ad attraversare il passaggio davanti a noi, il problema è
una roccia particolarmente scivolosa che dopo un certo punto bisogna
superare con un balzo in acqua stando attenti a mettere i piedi su
di un piccolo banco di sabbia, atterrare sulle rocce circostanti
vuol dire scivolare e farsi trascinare dalla corrente attraverso la cascatella per tornare al bacino sottostante.
Il ragazzone infreddolito ha rifatto questo giro già tre volte,
l'orgoglio gli dice di andare avanti, però batte i denti, ha
freddissimo e l'ostacolo gli sembra insuperabile. Sia mare, fiume o
montagna con la Natura non si scherza: essere vincenti qui vuol dire
essere umili, sfidare la Natura vuol dire perdere.
D'un tratto si fa strada verso di noi un signore con scarpe,
bermuda ed una maglietta, è bagnato fradicio dalla testa ai piedi e
stà chiedendo al gruppo di farlo passare, poi arriva al passaggio
incriminato e fa "prima il sinistro, il destro qui e poi salto,
vedi? così..." fa i tre passi e si butta rimanendo perfettamente in
piedi, poi risale sulla roccia ed accompagna un po' di persone a
superare quel punto.
Nonostante la corrente impedisca
di vedere il fondo lui sa' esattamente dove mettere i piedi,
supersabri è poco dietro che stà parlando con qualcuno
"sabri, stai
attenata che il signore sa come attraversare questo punto". Supersabri si fà avanti e segue le indicazioni, adesso è nel bacino
superiore e mi tende la mano, il signor Colapesce mi fà:
"avanti!
sinistro, destro poi sinistro e ti butti qui dove siamo noi..."
faccio i passi e mi butto, atterro sulla pietra levigata e la
corrente stà per trascinarmi, fortunatamente stringo la mano che
supersabri mi ha teso, punto i piedi sulla sabbia e siamo pronti
alla prossima parete.
Li dove gli istruttori con l'imbragatura si muovono lentamente il
signor Colapesce mette i piedi sicuro in mezzo la corrente, conosce
le rocce passo per passo come le avesse scavate lui stesso, "ecco,
tieniti qui con la mano e metti il piede qui" superiamo il secondo
bacino ed arriviamo ad un altra roccia liscia
"quì bisogna stare un
po' attenti" la sua voce la sento lontana, l'acqua è freddissima e son dietro una colonna di escursionisti con l'imbragatura.
Colapesce
si fa avanti agile tenendo supersabri per mano, io rimango un po'
indietro, inizio a sentirmi un po' intontito, avanzo appiatito sulla
roccia cercando di puntare i palmi delle mani e dei piedi, un
istruttore è fermo davanti a me. Colapesce mi fa:
"metti il piede
sopra il suo", l'istruttore mi fa
"metti il piede sopra il mio" io
metto il piede accanto al suo, cerco di alzarmi ed in un istante
sento di non aver presa, scivolo e l'istruttore con me, ora sono in
acqua e nella corrente, che è forte e mi tira giù da una cascata,
sbatto gomito e ginocchio sulla roccia; intorno a me si susseguono
veloci le facce e le voci delle altre cordate, qualcuno grida
"aiuto!" in un niente sono al bacino di partenza, sbatto contro la
roccia e questo frena un po' la caduta, con due bracciate raggiungo
la sponda riparata, "tutto bene?" "fatto male?", qualcuno mi porge la
mano, sono tutto intero, fa male il ginocchio e sento freddo, ma
sotto i piedi ho la sabbia ed in quel punto sono al riparo dalla
corrente.
Guardo avanti per dire che tutto va bene, mi alzo e cerco con lo
sguardo supersabri, che me ne restituisce uno preoccupato, le dico
che per me finisce lì, mi è andata bene e non vedo perchè tentare la
sorte un altra volta: la corrente è infinitamente più forte di me,
la battaglia è persa.
All'orizzonte vedo arrivare a grandi passi il signor
Colapesce,
salta da una roccia all'altra e mi raggiunge:
"dai vieni!" "no, no,
io mi sa che mi fermo qui..." "ma che dici? Forza, vieni!" e mi
porge la mano.
Da quel momento capisco cos'è per me il sig.
Colapesce in quel
momento.
Nel turbinio incessante, indifferente e crudele della vita (la
corrente) ogni passo deve essere ben misurato ed un passo falso vuol
dire nel migliore dei casi dover tornare indietro e ricominciare il
percorso con qualche ossa rotta, a volte ci si ferma semplicemente
perchè si è stanchi o si ha paura, ed in questi momenti può capitare
la fortuna di incontrare i sig. Colapesce della situazione, che
quella strada l'hanno fatta talmente tante volte da conoscerne ad
occhi chiusi ogni passo, così continuiamo a seguirlo,
"metti il
piede li, mettilo!" non ho idea di cosa sia la sotto,
"avanti! punta
il piede!" dove puntare il piede vuol dire staccare il circuito
della paura ed innescare quello della fiducia.
Procediamo ancora staccando sempre di più le cordate, il signor
Colapesce sa esattamente dove mettere i piedi e la nostra
insicurezza un po' lo diverte, dove un passo falso significa essere
in balia della corrente arriva lui "qui, qui lo devi mettere il
piede" quindi sorride e rimane puntato e sicuro nell'acqua che
invece a me fà un po' paura, a volte per non perdere l'equilibrio mi
abbasso e lui, pronto "alzati, devi rimanere in piedi, se non
l'acqua ti porta via".
...
"Ma lei come si chiama davvero, sig. Colapesce?"
"Mi chiamo
Giovanni, piacere" "ma lo fa di lavoro?"
"ma no, ho un impresa
di costruzioni a Castiglione (di Sicilia) vengo qui da sempre e
vengo qui per divertirmi, potrei farlo per soldi ma non mi
interessa, mi piace così" "ma quindi lei..."
mi guarda male "ancora con questo 'lei'? sono Giovanni, ho detto..." e nel mentre siamo
arrivati all'ultima cascatella, le cordate sono ben distanti,
davanti a noi due fauni (forse di Napoli) hanno attraversato
l'ultima cascatella prima della 'cascata di Venere', la
Sorgente che noi non possiamo vedere, le pareti intorno a noi
formano come la volta spezzata di una chiesa, entra un po' di sole e
supersabrina si mette sotto la luce con sollievo, l'acqua qui è
veramente ghiacciata.
Porgo la mano a Giovanni: "grazie Giovanni, se non fosse stato
per te noi adesso non saremmo qui, sopratutto se non fossi tornato
indietro a prendermi sarei rimasto li" mi guarda per un attimo e
sorride : "non preoccuparti, come ti dicevo mi piace portare qui le
persone, questo posto lo conosco molto bene..." poi guardiamo la cascatella davanti a noi
"e li?"
"Li è più difficile, bisogna
arrampicarsi un poco e poi fare un salto sll'altra sponda, a circa
duecento metri c'è la cascata, ma se avete freddo adesso..." Ci
guardiamo in faccia con supersabrina, lei trema, io di fare
arrampicate e salti, onestamente... "in effetti se avessi le scarpe
sarebbe meglio, a piedi nudi non è il massimo per arrampicarsi",
così torniamo indietro.
Arrivati più o meno al punto in cui ci aveva raccolti salutiamo
Giovanni "io mi fermo un po' qui a dare una mano" annuiamo
sorridendo "grazie di tutto", quindi mi butto in acqua e piedi avanti
mi lascio trasportare un po' dalla corrente, saluto Giovanni e lui è
già lontano che spiega ad una signora "prima il sinistro, il destro
qui e poi un salto!"
Giovanni è un bodishattva, lui ha già
raggiunto la Sorgente ma ha rinunciato alla propria illuminazione
per aiutare noi mortali ad incamminarci nella retta via... ...cos'è in fondo un maestro? Uno che ha fatto la stessa strada
tante volte.
Così mi disse Massimo una volta.
MaldidoGringo
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