Variante di Giufà e la statua di
gesso
Giufà e la tela
Antonietta De
Nobile
La madre chiamò Giufà e gli disse:
- Vediamo se almeno sarai in grado di vendermi questo quadro
E gli porse un quadro di cui voleva liberarsi
- E se incontri qualcuno che parla bene, non fare affari con lui o verrai
fregato. Invece, vendilo a qualcuno che parla poco
E Giufà se ne andò col dipinto in giro per il villaggio cercando di
venderlo:
- Chi vuole la mia tela?
Una signora lo fermò e lo pregò di mostrargliela. E dopo averla esaminato
attentamente:
- Quanti ne chiedi?
- Parli troppo, risponde Giufà, e mia madre non vuole che la venda ad una
persona loquace
E lasciando la signora sbalordita, se ne andò.
Un'altra signora lo fermò e gli fece le stesse domande. E usando la stessa
scusa, rifiutò di occuparsi del caso. E così molte altre volte. Parlarono
troppo, per quanto fossero!
Attraversò un edificio e vide una statua nel mezzo del cortile interno. Si
avvicinò e le chiese se le sarebbe piaciuto comprare il suo dipinto. La statua
non rispose.
Così felice di aver trovato qualcuno di suo gradimento, lasciò la rete per lei,
legandogliela strettamente al collo.
- Quando posso venire a ritirare i soldi dalla vendita?
In questo preciso momento, un'anatra che si annidava dietro la statua cominciò a
starnazzare "coin coin coin". E Giufà capì capito "Domani, domani,
domani".
- Va bene, ci vediamo domani, con i soldi
A casa, la madre gli chiese:
- E la tela?
- Madre, l'ho venduta
- E a chi?
- A una donna che sapeva tacere
- E i soldi?
- Mi ha detto di tornare domani
- E dove vive questa donna?
Dalle spiegazioni di Giufà, sua madre capì che poteva essere solo la statua nel
cortile. Quindi prese un martinetto e iniziò a battere Giufà: - Idiota, brutto birbante, mi hai rovinato!
Lei pianse e Giufà riuscì a scappare e corse verso il cortile
per cercare di riprendere il quadro dalla statua. Ma non era più attaccato al suo collo.
- Dammi il dipinto, oppure i soldi - ordinò Giufà.
Ma la statua non rispondeva più di prima. E questo infastidì Giufà, che, molto
arrabbiato, prese un sasso e lo lanciò contro la statua.
Il ciottolo colpì la testa piena, che si aprì, lasciando fuoriuscire una grande
quantità di monete d'oro. Giufà le raccolse tutte in un batter d'occhio e si
precipitò a casa sua.
- Mamma, guarda!
- Chi ti ha dato queste monete?
- La statua
E siccome la madre, che la conosceva bene, era perplessa a dir poco, le raccontò l'intera
storia.
- Giufà, per l'amor del cielo, non dire a nessuno che sei stato tu a rompere la
statua
- Sì sì, ma sei contento delle monete?
- Ma quali monete? è solo ferraglia
Ma, dopo averli ben contati, prese la ferraglia, la avvolse ordinatamente e la
nascose sotto il letto.
- Aspettami qui, esco per stendere la biancheria
Ma la madre andò invece sul tetto e, sedendosi sulle tegole, gettò una pioggia di fichi e
uvetta. La reazione di Giufà non tardò ad arrivare:
- Mamma, piove uva e fichi secchi
- Ma sogni ancora il mio povero Giufà
- No, ti assicuro, uva e fichi
E la madre senza smettere di buttarli:
- E mangia, figlio mio, mangia
Nel frattempo nel
villaggio tutti parlavano della statua rotta e già tutti sapevano che si
trattava di un altro misfatto di Giufà.
Per scoprirlo, la polizia convocò madre e figlio.
Prima di entrare dal giudice, la madre aveva fatto giurare a Giufà di non dire
una sola parola. Ma il giudice chiese se ciò che si diceva in città fosse vero,
Giufà affermò immediatamente che sì, sì, signor giudice.
E la madre protestò:
- Ma cosa stai dicendo al signor giudice? Non c'è nulla di reale al
riguardo.
Giufà insistette:
- Ma si! mamma, vediamo, è stato il giorno in cui ti ho portato tutte quelle
monete d'oro ma che erano in verità solo ferraglia
- Ma stai davvero parlando senza senso
Il giudice, che non sapeva davvero cosa pensare, chiese a Giufà:
- Vediamo ragazzo, che giorno è stato esattamente?
- Era il giorno in cui pioveva uva e fichi secchi
In quel momento il giudice capì chi era Giufà e rimandò madre e figlio a casa.
Pochi giorni dopo, la madre andò al villaggio per affari. Giufà, vedendo passare
un commerciante di rottami, gli diede tutte le monete, pensando: "ecco un buon
affare".
Il venditore di ferro vecchio fu ben felice di concludere l'affare e comprò le monete per
alcune monete gialle lucide e se ne andò a passo svelto.
La madre tornò poco dopo e Giufà le disse che aveva venduto la ferraglia.
- E guarda queste monete carine che ho ricevuto in cambio - ha detto trionfante.
E non capì perché sua madre lo avesse battuto quel giorno fino a rompergli sopra
un manico di scopa...
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