Un'altra storia di Giufà in versione mediterranea
Le uova
Il capitano di una nave di passaggio andò a pranzare in una
osteria del porto. Chiedendo cosa ci fosse da mangiare, si sentì dire:
-
E' tutto finito! Mi sono rimaste solo quattro uova fritte.
Se le gradisce posso servirle.
Il
capitano, accettò, ma mentre stava per mangiarsi le uova,
arrivò un marinaio per avvisarlo che bisognava rinforzare gli ormeggi
subito, perché era giunto un forte vento.
Il capitano,
preoccupato, si alzò da tavola e lasciò le uova nel piatto per andare a
salvare la nave da un sicuro naufragio. Poi, giudicando che fosse meglio
levare le ancore, si decise per partire, senza
tornare all'osteria.
Passarono degli
anni
e capitò che un giorno tornasse in quel porto e, poiché
aveva fame, si presentò nella stessa osteria in cui aveva ordinato le uova
con l'intenzione di saldare il conto.
L'oste, ricordandosi di lui, gli portò subito un conto salatissimo e gli
disse:
-
Ti chiedo tanto, perché se le quattro uova che ti cucinai
le avesse covate la gallina sarebbero nati quattro pulcini, due galli e due
galline. Queste coppie avrebbero in breve fatto molti altri pulcini, che
avrebbero a loro volta fatto tanti altri pulcini da riempire tutta la tua
nave. Siccome le uova le ho cucinate e tu non le hai pagate subito, il danno
che mi hai arrecato è enorme. Tanto che devi venderti la nave per saldarmi
il conto.
Il capitano si
rifiutò di pagare e, allora, l'oste lo citò in tribunale. Per difendersi
dalla richiesta esosa, il capitano andò in giro a cercare un
avvocato.
In una osteria incontrò Giufà, che si spacciava per
azzeccagarbugli e si misero a parlare. Il capitano gli raccontò i fatti e
Giufà gli disse:
- Offrimi un litro di vino
e vedrai che domani ti salverò la nave!
Il
capitano, ritrovata la fiducia nel sentire la sicurezza di
Giufà, comprò il vino e gli diede l'incarico per la sua difesa in tribunale,
che doveva essere alle nove del mattino.
All'indomani, il
capitano si mise ad aspettare Giufà, ma questi non si fece vedere. Passarono
le 10, le 11, mezzogiorno, ma di Giufà non si aveva traccia. Il capitano
stava cominciando a disperarsi, quando, verso l'una meno un quarto, Giufà si
presentò canticchiando e di buon umore.
Il giudice, che
si era spazientito di aspettarlo, appena lo vide disse:
-
Giufà, non si fa così! Sono tre ore che aspettiamo e siamo
morti di fame! Dovevi essere puntuale!
Giufà
rispose:
-
Mi scusi signor giudice, ma se ho fatto tardi ho le mie buone
ragioni!
- Dimmele
Giufà e spera che siano veramente buone - sentenziò il giudice
Giufà continuò:
- E' successo che ieri ho comprato quattro chili
di fave e le ho fatte cucinare a mia moglie. In pratica, poi, non abbiamo
fatto altro che mangiare fave. Erano tante, che anche stamattina abbiamo
mangiato fave e siccome ne erano rimaste molte ho deciso di andarle a
piantare nel mio giardino. E' per questo motivo che ho fatto tardi.
A queste
parole l'oste, spazientito pure lui, urlò:
-
Ma, signor giudice quest'uomo è
folle. Cosa viene a raccontarci di aver piantato le fave cotte! Lo sanno
tutti che è una cosa senza senso!
Giufà, con molto
calma e sicurezza incalzò:
-
Signor giudice, se è vero che dalle fave cotte non nascono
piantine, sarà anche vero che da uova fritte non nascono pulcini. Pertanto,
propongo di non considerare buona la richiesta dell'oste e che al massimo il
capitano debba pagare 4 soldi per le uova fritte e il pane che ha mangiato,
prima di andare via
Il
giudice accettò subito la proposta di Giufà, e contento se
ne andò a mangiare.
L'oste, invece, se ne tornò scontento in osteria a lavorare e il capitano,
salvata così la nave, per ricompensare Giufà lo portò in un'altra osteria e
pagò l'oste in anticipo per dargli da bere, fin quando non avesse svuotato
il barile di vino.
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